Beretta: «Non abbiamo aiutato Conte? Falso». Abodi: «Il suo addio era scritto»

Maurizio Beretta, presidente della Lega calcio
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Martedì 15 Marzo 2016, 12:49 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 09:24
«L'addio di Antonio Conte dopo gli Europei? Ce lo avevano preannunciato. Ma abbiamo ancora davanti un percorso importante con una sfida molto significativa per la nazionale che va seguita al meglio. Nel frattempo gli organi federali cominceranno a pensare al futuro». Il presidente della Lega serie A, Maurizio Beretta, commenta così l'annuncio dell'addio del ct azzurro alla Nazionale dopo la rassegna continentale. «La Lega serie A non ha dato una mano a Conte? Questo è assolutamente falso e inappropriato», risponde Beretta, al suo arrivo nella sede della Figc per il consiglio federale, riferendosi alle polemiche per le mancate aperture dei club alle richieste del ct in merito agli stage. «Noi facciamo esattamente tutto quello che fanno le altre leghe nei confronti delle loro nazionali e in alcuni casi, come l'anno scorso, abbiamo anche aperto delle finestre supplementari», sottolinea il numero uno della 'Confindustria del pallonè.

«L'addio di Conte? Era un fatto già scritto». Così il presidente della Lega di B, Andrea Abodi, commentando all'ingresso del consiglio federale l'annuncio di Tavecchio sull'addio di Conte a fine Europeo. «Al di la dell'accordo tra gentiluomini, tra Conte e il presidente federale - ha specificato Abodi -, che il ct lo avrebbe avvisato al momento della certezza. Quel momento è arrivato e penso che questo ci obblighi comunque a guardare all'Europeo con la stessa fiducia, intraprendenza e ambizione di prima, poi ognuno è giusto che prosegua il suo percorso». Secondo Abodi, la decisione di Conte «è collegata al suo modo di stare in panchina - dice, riferendosi alle possibili responsabilità della Lega di A riguardo agli stage azzurri -, cioè un lavoro quotidiano minuto dopo minuto. Penso che la Lega di A non abbia alcuna responsabilità, al di la del fatto che i rapporti potevano essere anche migliori. L'ambizione di Conte era quella di fare un'esperienza da tecnico quotidiano e possibilmente anche all'estero per arricchire la propria esperienza e il proprio bagaglio culturale. Quindi stava nell'ordine naturale delle cose». Tuttavia, Abodi specifica che «ognuno deve concentrarsi soprattutto sul suo, diventiamo parte della stessa famiglia solo il giorno del consiglio federale», chiarendo che comunque non si tratta del fallimento di un progetto: «Una federazione che ha un ciclo di vita di due anni (la stessa durata del mandato di Tavecchio, subentrato nell'estate 2014 al dimissionario Abete, ndr) non guarda troppo avanti. La scelta di Conte era la migliore in quel momento ma credo che nel nostro intimo sapevamo tutti che sarebbe stata una scelta a tempo. Non era Conte la persona con la quale costruire un futuro di lungo periodo sulla panchina azzurra». Dopo l'Europeo, dunque, la Figc avrà «l'occasione per farlo», si dice convinto Abodi. «Avendo anche quattro anni di lavoro collegati al ciclo olimpico - conclude -, non la vedo come una sconfitta ma come un passaggio naturale, in quel momento era Conte adesso sarà probabilmente il tecnico del futuro a disegnare i prossimi dieci anni della Nazionale».

«Conte farà di sicuro l'Europeo con grande entusiasmo e voglia di fare bene, come peraltro tutta la squadra azzurra, e gli auguro di vincerlo, qualunque sia la sua decisione sul futuro e il relativo annuncio. Purtroppo i tempi di un club e di una federazione sono diversi. Per un eventuale sostituto la scelta è solo di Tavecchio, io personalmente vedo papabile Fabio Capello». Lo ha detto l'ex centrocampista del Milan e della Nazionale Demetrio Albertini, intervistato da Enrico Varriale per il Processo del lunedì a 10 anni dal suo addio al calcio. «La Juventus la vedo favorita per il campionato - ha detto poi Albertini - non solo perchè è prima ma soprattutto perchè è abituata e programmata per vincere.
Il Milan? Un gran allenatore diceva che tutto è contagioso, anche nella confusione. Se si prende un percorso bisogna cercare di appoggiarlo fino alla fine. Comunque nella società rossonera decide Berlusconi - ha proseguito l'ex vicepresidente della Figc - solo lui può cambiare. È vero che uno dei miei sogni è tornare al Milan, ma in questi dieci anni ho fatto un mio percorso di crescita e di esperienza». «Differenze rispetto al mio addio 10 anni fa? Allora il calcio italiano primeggiava in Europa, ora non più».
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