Lo Sport, quella macchina economica che non può essere considerato un bene superfluo

Lo Sport, quella macchina economica che non può essere considerato un bene superfluo
di Massimo Caputi
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Lunedì 26 Ottobre 2020, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 12:06

Difficile ragionare di risultati e classifica o di prestazioni e tattiche. Sembra tutto così superfluo e superficiale, rispetto al contesto e alle difficoltà al quale ci costringe l’incalzare della pandemia. Non lo è però considerare lo sport, quindi anche il calcio, un mondo a parte o, peggio ancora, qualcosa di superfluo e secondario. I pericoli di contagio, al pari delle preoccupanti ricadute occupazionali ed economiche, sono le stesse di qualsiasi altro settore. Lo sport non è solo quello dei professionisti più o meno super pagati, del calcio di Serie A e dei suoi campioni, lo sport è di tutti. Da chi lo pratica a qualsiasi livello, a tutti coloro che ci lavorano e ci vivono a vario titolo. È parte integrante della nostra vita. E’ benessere fisico e cultura, è portatore sano di principi e valori, è un volano importante di una parte significativa della nostra economia.

Il grido d’allarme che arriva dal calcio e da tutto lo sport va preso sul serio, il pericolo di default è concreto. Qui non si tratta più di mandare avanti le varie competizioni e i campionati, servono immediati interventi economici. Il calcio, come sempre, è in cima ai pensieri, spesso populisti e demagogici, di chi ritiene che ci sia ben altro di cui occuparsi. Come per tutte le campagne di sensibilizzazione che per raggiungere il maggior numero di persone si appoggiano alla popolarità del calcio, ora per paradosso potrebbe essere il calcio a essere il portavoce per una sensibilizzazione sul grave danno che sta subendo tutto lo sport. Se sono i paperoni calcistici a gridare aiuto, come possono trovarsi la pallacanestro o la pallavolo, il nuoto o la scherma, e soprattutto tutti coloro che gestiscono società e impianti?

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