Il silenzio apparente che avvolge il mercato della Roma si sposa con quanto sta accadendo in serie A. Nelle conference call andate in scena nelle ultime settimane a Trigoria (ma non solo), l’attesa regna sovrana. L’appuntamento ai procuratori, alla voce entrate, è rimandato a dopo l’Europeo. Non che non si studino obiettivi o profili ma l’affondo può aspettare. Prima, infatti, bisogna cedere. Un problema che Pinto conosce bene avendo 14 calciatori da piazzare quanto prima: Olsen e Pau Lopez in porta, Florenzi, Fazio, Santon e Reynolds, Diawara, Pastore e Nzonzi, Kluivert, Under, Carles Perez, Bianda e Coric. Più di una squadra che si porta dietro ingaggi al lordo intorno ai 50 milioni. Nella lista non figura Fuzato che ha ricevuto l’ok di Mourinho per restare (nonostante Savorani, in uscita anche lui, continui a pensare sia meglio mandarlo a giocare). Più di mezza rosa da sistemare con altre incognite pronte ad aggiungersi: da Calafiori a Dzeko, passando per Ibanez e Diawara. La domanda è d’obbligo: a chi si appoggerà la Roma per sfoltire la rosa?
CONVIVENZA
Attualmente a Trigoria convivono due dei più influenti agenti del mondo del calcio. Da un lato Mendes, dall’altro Raiola che direttamente o indirettamente controlla in giallorosso diversi calciatori. Tra questi ci sono Kluivert, Mkhitaryan, Calafiori e Karsdorp. L’influenza di Mino negli ultimi anni è indiscutibile: un crescendo rossiniano che ha il suo inizio due stagioni fa con la procura di Manolas, ceduto al Napoli e ha poi trovato il suo seguito con il via libera allo scambio tra Luca Pellegrini e Spinazzola, vitale in quel contesto storico per alleggerire il passivo di bilancio della società. Senza contare, il trasferimento di Under dal Basaksehir, anche se Cengiz (nel mirino del Milan) è passato a Ramadani, comunque creatura di Zahavi, il potente agente israeliano grande amico proprio di Mendes.
IDEA LLORIS
Ma sui calciatori che arrivano, ci deve essere sempre l’ok dello Special One. Che siano di Raiola o Mendes, a lui poco importa. Ne è dimostrazione quanto accadde al Manchester United nel biennio 2017-18: zero calciatori arrivati dal suo manager, quattro del procuratore italo-olandese (Pogba, Ibrahimovic, Mkhitaryan e Lukaku). Lo Special One, anche adesso, potrebbe sorprendere ancora. Sia in attacco (seguito Daka del Salisburgo) che in porta. Dal ritiro della Francia, si mormora che José avrebbe già scelto il nuovo numero 1: se non si può arrivare a Donnarumma, il tecnico preferirebbe virare su Lloris, 34enne del Tottenham, in scadenza nel 2022 che tre giorni fa ha lanciato messaggi criptici: «Il mio futuro? Risponderò a questa domanda terminato l’Europeo». Contratto mostre (6 milioni) reso però più accessibile dal decreto crescita che tassa al 50% il lordo. Conti alla mano, ai Friedkin costerebbe 4,5 milioni netti. Bene o male, quanto Pastore.