Chapecoense, Neto e lo choc del risveglio: «Com'è finita la partita?»

Chapecoense, Neto e lo choc del risveglio: «Com'è finita la partita?»
di Redazione Sport
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Domenica 11 Dicembre 2016, 20:51 - Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 20:12
«Com'è finita la partita contro l'Atletico Nacional? E come mai mi trovo a letto in ospedale con tutte queste ferite?». Sono domande a cui finora nessuno ha avuto il coraggio di rispondere. A farle dal letto in cui si è risvegliato dal coma è stato Neto, 24enne difensore della Chapecoense, uno dei sei superstiti del tragico incidente aereo in Colombia nel quale sono morte 71 persone. Ed è stato spazzato via il sogno della piccola squadra brasiliano, Da quasi 24 ore - riportano 'Globoesportè on line e Rete Globo nei suoi notiziari - il ragazzo è di nuovo cosciente e anche se la sua situazione continua ad essere preoccupante (ha una vertebra lombare fratturata), riesce a respirare da solo, senza l'ausilio di macchinari. Ma non ricorda nulla. Continua a chiedere il risultato di quella finale di Coppa Sudamericana alla quale i suoi compagni di squadra erano diretti, e che non si è mai giocata. Vuole sapere come siano andati quei 90' e dove siano i suoi compagni. «E cosa mi sono fatto? - aggiunge - Perché sono in ospedale?».

A seguirlo costantemente, oltre allo staff dell'ospedale di Medellin dove si trova il ragazzo, c'è uno dei medici della Chapecoense, Carlos Mendonca, che si è trasferito in Colombia e assiste anche gli altri superstiti. Non ha ancora trovato la forza di raccontare a Neto la tragedia che ha commosso il mondo, perché la psicologa che segue il recupero, anche emotivo, dei sopravvissuti gli ha detto di non farlo. «L'esperta si è raccomandata - racconta Mendonca - di non dire nulla, per evitare che possa generarsi uno choc emozionale che in questo momento potrebbe pregiudicare il recupero clinico del ragazzo. Io devo darle retta, è una cosa troppo delicata e lei ha più elementi di me per giudicare». Intanto è stata evitata un'altra operazione a Jackson Follmann, il secondo portiere al quale è stata amputata una parte della gamba destra, mentre un altro dei sopravissuti, il giornalista Rafael Henzel, sta migliorando al punto che ha lasciato il reparto di terapia intensiva e si sta sottoponendo a una serie di controlli perché presto potrebbe tornare a Chapecò, per continuare la riabilitazione in patria. Ma con Neto nessuno ha la forza di parlare. Impossibile spiegargli che il sogno della Chapecoense è finito nel modo più tragico.

Si sta formando un'altra squadra per la prossima stagione, con i nove giocatori rimasti a casa e salvatisi perché infortunati, le migliori promesse del vivaio che verranno promosse in prima squadra e i calciatori che arriveranno dalle altre squadre. C'è anche chi si è offerto a titolo gratuito, come il veterano islandese Gudjohnsen, ex Chelsea e Barcellona, mentre Ronaldinho secondo il fratello-agente Assis ci starebbe pensando. La nuova dirigenza ha già scelto Vagner Mancini come nuovo allenatore e Rui Costa, omonimo dell'ex viola, come direttore generale. È tornato a casa il preparatore fisico Marcos Chezar, che mesi fa aveva lasciato la 'Chapè per trasferirsi al Bahia, «ma ora non potevo far altro che ritornare». Intanto oggi contro l'Atletico Mineiro, per l'ultima giornata del 'Brasileraò, non si gioca.
Il sogno è che un giorno possa tornare in squadra anche Neto, il difensore che ancora non sa e che non vedeva l'ora di giocare contro l'Atletico Nacional. La Coppa è stata assegnata alla 'Chapè, ma nessuno gli chiederà mai di sollevarla.
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