Cessione Roma, Friedkin: «Vengo nella Capitale per vincere»

Dan Friedkin
di Stefano Carina e Rosario Dimito
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Martedì 31 Dicembre 2019, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 11:20

«Non voglio illudere i tifosi, ma sono animato da grandi progetti: nel più breve tempo possibile regaleremo ai tifosi giallorossi il quarto scudetto che sognano dal 2001». Parlando con i propri consulenti, Dan Friedkin, il nuovo patron della Roma, non ha fatto mistero di puntare in alto. «Eredito da James Pallotta una grande società calcistica, lui non ha avuto fortuna nonostante il grande impegno e la passione che ha profuso. Spero di essere assistito dalla sorte». E poi dimostra di aver già preso contatto con quella che sarà la sua nuova realtà: «I tifosi giallorossi sono meravigliosi, dedicano il loro cuore alla squadra, speriamo di ripagarli nel più breve tempo possibile. Da 19 anni la città è a digiuno di scudetti, voglio che possa tornare a gioire prima possibile». Friedkin è entusiasta e si lascia andare a promesse importanti: «Voglio vincere non solo in Italia. La squadra giallorossa non ha mai vinto una Champions League, pur essendoci andata vicino, adesso è giunto il momento di vincerla e iscrivere il proprio nome in Europa. Chiedo di continuare a seguire in massa la squadra, a non far mancare il loro incoraggiamento, le soddisfazioni arriveranno». Parole che sono musica per una tifoseria a digiuno da undici anni, ovvero dall’ultima coppa Italia vinta nel 2008.

LA TRATTATIVA
«Non posso parlare. Lo farò più avanti». Pallotta si trincera nel silenzio. Non potrebbe essere altrimenti. Nel comunicato rilasciato nella notte tra domenica e lunedì, richiesto espressamente dalla Consob, viene rimarcato come vi siano «in corso negoziazioni in merito ad una potenziale operazione» e come non sia stato «ancora formalizzato alcun accordo definitivo». Che poi le parti abbiano raggiunto un’intesa che ora va soltanto ufficializzata passando attraverso un’opa, passa in secondo piano. Tuttavia i dovuti e rigorosi step economici, lasciano spazio alle persone che Friedkin lo conoscono. Alcune di queste abitano a Roma e hanno avuto modo d’incontrarlo e frequentarlo a lungo nell’ambito della produzione del film “Tutti i soldi del mondo”, prodotto nel 2017 dal magnate texano (di origine californiana) insieme a Ridley Scott, che racconta il sequestro di John Paul Getty III, nipote dell’allora uomo più ricco del mondo. Il sedicenne fu rapito dalla ‘ndrangheta nel 1973 proprio nella Capitale dove è stato girato il film con il set allestito in piazza Navona.

LA PROMESSA
Un rapporto che si è poi consolidato nel tempo anche se, quando è venuto in Italia nella terza settimana di novembre per incontrare la dirigenza giallorossa, Dan ha tenuto il massimo riserbo anche a tavola con gli amici “romani”. Proprio la cucina del nostro paese è uno dei piaceri ai quali ama concedersi il futuro proprietario del club giallorosso. Amante dei crudi in particolare, dai carpacci alle tartare, non dimenticando i tartufi, una vera passione. Il tutto accompagnato dall’immancabile vino. Ora che la notizia dell’imminente acquisizione della società è di dominio pubblico, Friedkin non ha potuto più nascondersi. «Sono felicissimo di venire a Roma», ha risposto nelle ultime ore a chi gli chiedeva dalla Capitale a che punto fosse la trattativa, confidando poi di «voler essere presente, per poter lasciare un segno». Dan ama Roma e ha già imparato a conoscere la Roma («Ha ampi margini di sviluppo», ha confidato). In incognito, come un tifoso qualsiasi, assistendo in passato ad un paio di gare dei giallorossi all’Olimpico. Del resto il calcio è di moda a casa Friedkin: il figlio Ryan pratica quello che negli Usa viene chiamato soccer.

BACKGROUND EUROPEO
Con Pallotta si conoscono da tempo. Inevitabile negli Stati Uniti quando gli interessi economici s’incrociano. E Dan un paio di anni ha provato ad entrare in un mondo che Jim conosce bene: la Nba. Il suo tentativo di acquisire la franchigia degli Houston Rockets è però fallito. Dal basket al calcio, il passo è stato breve, anche spinto da Ryan. Quando per la seconda volta nel giro di 12 mesi gli è stata ventilata la possibilità di acquisire il club, non se l’è lasciata scappare. Oltre agli interessi legati al cinema e alle sue catene alberghiere, essere in Italia gli permetterà di vivere da vicino la Ryder Cup nel 2022 (è un appassionato di golf). Nel lavoro, è un proprietario che delega. Ama circondarsi di un team molto forte (quello attuale sfiora le 200 persone), ognuno con una mansione specifica in un determinato settore della galassia di famiglia. Chi ha imparato a conoscerlo negli ultimi due anni, lo definisce «un americano con il background europeo». Non potrebbe essere altrimenti: oltre all’Italia ha vissuto anche in Svizzera. Ama vestire sempre elegante «ma è un tipo molto alla mano». Come il suo nucleo familiare, dalla moglie Debra - che a Roma potrà alimentare il suo amore per l’archeologia - ai figli, sempre presenti nelle attività del padre.
 

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