Il campione Cesare Maldini e le belle famiglie dello sport

Cesare Maldini e il figlio Paolo, entrambi in nazionale nel 1998
di Carlo Santi
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Domenica 3 Aprile 2016, 12:03 - Ultimo aggiornamento: 16:26
La grandezza di Cesare Maldini non è svanita nel 1967, quando vestiva la maglia del Torino, dopo la gloria milanista. Il primo della grande dinastia che poi ha dato anche Paolo, uno dei più grandi difensori del mondo, è davvero tra gli immortali dello sport.

Con il Milan, Cesare ha alzato la prima coppa dei Campioni italiana nel 1963 con Rocco in panchina e Josè Altafini in campo, ha vinto quattro scudetti, ha vestito 22 volte la maglia della nazionale della quale è stato anche commissario tecnico chiudendo l’avventura di allenatore al Mondiale del 2002 con il Paraguay guidato nel 2001 e 2002 dimettendosi dopo la sconfitta agli ottavi con la Germania. E’ stato il vice di Enzo Bearzot nella gloria mundial dell’82, ha conquistato tre titoli europei con l’Under 21 e, nella nazionale maggiore, ha patito l’eliminazione al Mondiale ’98, cacciato via dalla Francia, che poi vincerà il titolo, ai rigori nei quarti di finale.

L’esordio da calciatore con la Triestina il 24 maggio del ’53, la città dove era nato nello storico quartiere della Servola, un solo chilometro dal golfo. Difensore di grande qualità, arrivò al Milan per sostituire Omero Tognon e per questo c’era curiosità per capire se avrebbe fatto bene. In quella squadra, che aveva in Angelo Rizzoli il presidente che aveva rilevato Umberto Trabattoni, era appena arrivato Pepe Schiaffino, c’era l’argentino Eduado Ricagni.

Dicevamo che c’era curiosità per Cesarone al Milan. C’era perché l’anno prima, con la Triestina e lui al centro della difesa, la sua squadra era stata infilata di gol dal Milan di Nordahl con il quale Maldini aveva avuto un battibecco. Per calmare gli animi nello spogliatoio rossonero, l’anno seguente, era intervenuto Toni Busini. Il direttore tecnico aveva posto le basi per la pace con Nordahl divenuto, nel frattempo, capitano. La scintilla con il popolo rossonero è scattata proprio all’esordio a Milano, 19 settembre 1954: il primo intervento di Cesare su Jensen, attaccante della Triestina, lo ha consacrato.

Maldini è stato un rivoluzionario e molto si deve all’arrivo al Milan, due anni dopo il suo esordio, di Gipo Viani, due scudetti con il Milan con il Maldini “libero” che era tutto: eleganza, intelligenza, luce, per se stesso e per i compagni.

Sul campo Cesare ha dato e ha lasciato molto da calciatore; altrettanto ha fatto insegnando calcio.
Con la Federcalcio italiana ha chiuso il rapporto di lavoro il 31 dicembre del 1998: quel giorno si è sentito un disoccupato ma Cesare non si è preoccupato. «A giorni avrò una nuova squadra», disse pensando ai giorni belli, a quelli giusti ma anche a quelli difficili ma sempre giorni con il calcio nella sua vita. Pochi giorni dopo è diventato osservatore del suo Milan e due anni dopo, marzo 2001, è andato a sedersi sulla panchina come direttore tecnico e con Tassotti allenatore al posto di Alberto Zaccheroni per diventare, l’anno seguente, consigliere tecnico del nuovo mister Terim.
Una dinastica come poche altre quella dei Maldini. Cesare il capostipite, Paolo il successore ma adesso ci sono anche Christian Maldini che milita nella Primavera rossonera e Daniel Maldini nei Giovanissimi Nazionali sempre del Milan.

Famiglie così, in Italia, ne contiamo poche. Ci sono gli Ottoz, gli Abbagnale, c’è Tania Cagnotto con il papà Giorgio, ci sono i Montano, campioni che hanno fatto la fortuna dell’Italia schermistica con il nonno Aldo il primo campione e poi Mario Tulli e Mario Aldo ma ancora Aldo, oro olimpico nella sciabola ad Atene 2004. La scherma ha regalato altre famiglie straordinarie come i Nadi o i Mangiarotti.

Nel basket troviamo Meneghin, Dino il padre, Andrea il figlio, tutti e due campioni europei (1983 e 1999) ma anche i Gentile, con Nando e i figli Alessandro (futuro giocatore da Nba) e Stefano ma anche la loro zia Imma senza dimenticare un mezzo italiano come Kobe Bryant con il padre Joe, grande giocatore negli anni Ottanta tra Pistoia, Rieti, Reggio Calabria e Reggio Emilia ma anche Gallinari visto che il papà di Danilo è Vittori, buon cestista con l’Olimpia Milano. Tra atletica e basket c’è l’intreccio della famiglia Fontecchio: Daniele, il padre, campione nei 110 ostacoli; Simone gioca a basket nella Virtus Bologna e la mamma, Malì Pomilio, ha giocato in azzurro sempre a pallacanestro.

Nel calcio in principio erano i Mazzola, Sandro e Ferruccio sulle orme di papà Valentino, eroe del grande Torino prima dei Maldini. Cesare e Paolo. Ci sono i Cudicini con il padre Fabio, il ragno del Milano, e Carlo numero 1 del Chelsea. Ma se parliamo di grandissimi, ecco i citati Ottoz, Eddy padre campionissimo del ostacoli alti nell’atletica (terzo nei 110 a Città del Messico) e il figlio Laurent successore nel primato italiano della stessa distanza e poi grande anche nei 400 con barriere.

Pallanuoto in prima fila con i D’Altrui, papa Geppino e il figlio Marco e poi ancora calcio con Gigi Buffon: Lorenzo, cugino del nonno di Gigi, è stato portiere del Milan ai tempi della love story con Edy Campagnoli, la valletta di Mike Bongiorno mentre il padre del numero 1 della Juventus e della nazionale, Adriano, è stato azzurro nel lancio del peso cose la mamma, Maria Stella Masocco, campionessa italiana sia nel peso che nel disco; Guendalina e Veronica, sorelle di Gigi, hanno giocato a pallavolo in serie A. E poi altri, come i Moser, otto tra padri, figli, zii e nipoti, e ancora gli abruzzesi della pallanuoto, i Pomilio, papà Gabriele e suo figlio Amedeo.
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