SCINTILLE
Erano gli anni delle scintille con Lotito e dei saluti dolorosi. Cataldi, dopo una stagione in cui indossa anche la fascia di capitano, viene spedito alla corte dei rossoblù. Difficile da mandare giù perché è cresciuto con l’aquila nel cuore. Ecco allora che al gol corre verso quel fratello di sventure e lo abbraccia. Un affronto per il popolo laziale che mette la lettera scarlatta anche sulle spalle di Danilo. Da lì la difficile risalita vino all’arcobaleno purificatore che squarcia le nubi e ferma la pioggia. Una magia. Un gol d’amore e per amore.Un urlo con il pugno al cielo. Un grido di gioia. Come quello di Marusic. Una nuova ala con cui planare sul sogno. Sembrava essere finito nel dimenticatoio della panchina, bruciato dallo scatto del furetto Lazzari. I problemi alla schiena a frenarlo ancor di più. Ha lottato, faticato e ha sfruttato la concorrenza con il nuovo arrivato in maniera positiva. Inzaghi lo ha capito e al momento giusto lo ha rilanciato. Prima, quasi a sorpresa con l’inter (geniale intuizione) poi fiducia rinnovata a Marassi. Mossa azzeccata. Ci ha messo meno di due minuti a fare gol. Una percussione di rabbia e potenza, il tiro poi solo gioia. Sfrenata, meritata. Perché la Lazio è questo: una immagine a colori su uno sfondo in bianco e nero.
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