Caso tamponi, la Lazio va al contrattacco

Caso tamponi, la Lazio va al contrattacco
di Alberto Abbate
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Venerdì 26 Marzo 2021, 07:30

L’indeterminatezza delle contestazioni della Procura Federale, il caos (a tratti vuoto) normativo della disciplina Covid e nessuna certezza (riferimento alla Synlab sui reagenti utilizzati) su alcuni accertamenti. Ma sopratutto la mancata approvazione del Protocollo Figc del 31 agosto da parte del Coni, passaggio fondamentale nel caso (come questo) vada a integrare il codice di Giustizia Sportiva. Ancora: i pareri di tre periti esperti, fra cui il professor Rossi - sovrintendente sanitario centrale Inail - che assicura l’inammissibilità dell’applicabilità al campionato italiano del Protocollo Uefa (l’accusa porta a suo sostegno il punto 7.6 relativo alla responsabilità del medico designato dal club alle comunicazioni) recepito dalla Figc «solo dopo i fatti contestati, ovvero il 18 novembre». Non può esserci retroattività per punire le condotte: «Per questo il dottor Rodia si aspettava un provvedimento dell’Asl competente, che avrebbe dovuto ricevere dal laboratorio la notizia della positività». Addirittura la decisione dell’Asl di Torino di bloccare la squadra granata per la trasferta di Roma (lunedì alle 12.30 si discute il ricorso in secondo grado) usata a propria discolpa. Questa la tesi difensiva che la Lazio porterà stamattina alle 11 al processo sul caso tamponi davanti al Tribunale Federale: «A leggere le carte dell’incolpazione - controbatterà il club -, chiunque si convincerebbe che la Lazio abbia avuto una condotta irresponsabile per trarne un vantaggio, eppure i nostri 17 sanitari non solo non hanno mai impiegato nessun giocatore positivo, ma si sono persino assunti la responsabilità di isolamenti precauzionali, supplendo all’inerzia dei pubblici poteri». Altrimenti, si legge nelle 25 pagine di memoria, «la naturale conseguenza di un comportamento violativo avrebbe dato vita a un focolaio pandemico nella Lazio e tutt’intorno, episodio mai verificato».
COMUNICAZIONI
La società capitolina constata inoltre l’incongruenza della Procura d’assegnare «all’Asl territoriale il governo della materia in ogni suo singolo momento» salvo poi ricostruire «un sistema nel quale, viceversa, il ruolo centrale spetterebbe alla Lazio». Nello specifico si torna a parlare delle comunicazioni, con le note delle Regioni Lazio (sede della società) e Campania (per il laboratorio privato Futura Diagnostica, scelto a maggio per una “questione morale” «perché nel Lazio erano autorizzate ai test solo le strutture pubbliche»): «Sono i laboratori i soggetti onerati del dovere di trasmettere il referto al Sisp (Servizio di Igiene e Sanità Pubblica, ndr) territorialmente competente. Questa prescrizione supera e annulla l’addebito della Procura federale. Per questo la Lazio non è mai risultata destinataria di un provvedimento inibitorio sui positivi». Conclusioni condivise dai «tre pareri pro veritate» del già citato Rossi, ma anche di Bondanini, direttore Uoc, laboratorio Hub2, e del professor Pregliasco, direttore dell’Istituto Galeazzi di Milano, che definisce corretto l’ok a Immobile «valutando i plurimi test prima di Torino-Lazio».
IMMOBILE
A pagina 10 la memoria biancoceleste si concentra sul bomber: «Il tampone positivo della Synlab del 26 ottobre è stato inviato alla Regione Toscana che non ha ordinato nessuna misura al nostro dottor Rodia. Eppure, nonostante competesse secondo la disciplina italiana alla pubblica autorità e seppur utilizzabile, il nostro responsabile sanitario ha posto comunque Immobile in isolamento». Poi schierato l’1 novembre dopo i test negativi e i contatti fra Pulcini e Di Rosa dell’Asl Roma 1 «in assenza di provvedimenti amministrativi che dicessero il contrario». Sulla richiesta del Torino d’essere ammessa a processo per ribaltare il risultato della partita (3-4) del Primo novembre per l’utilizzo nel finale di Ciro, la Lazio parla di «inammissibile intervento». E lo stesso preannuncia la Procura Federale non trattandosi – senza positività riscontrata tre giorni dopo – di alcun illecito sportivo.
RICHIESTA
Rimane immutata la difesa di Lotito, che si affida alla “legge 231”, allegando nella memoria anche una mail con l’assetto dualistico societario inoltrata il 6 ottobre alla Uefa dal segretario Calveri: «È scontato che le decisioni sui tamponi siano esclusiva competenza dei sanitari».

Il presidente deve salvare se stesso (dall’inibizione che lo escluderebbe a vita dalle cariche federali) e la Lazio da una richiesta di penalizzazione di almeno sei punti. Il Protocollo non approvato dal Coni e quello Uefa successivo ai fatti sembrano carte vincenti, ma dal Palazzo filtra che la Procura Federale sarebbe pronta a chiedere oggi a fine istruttoria un pesante -12 in classifica al giudice Mastrocola. Due punti per ognuna delle imputazioni: sono 6, c’è pure Djavan Anderson con la Juve, difeso dalla Lazio come Immobile con riferimento a quanto disposto a fine febbraio dall’Asl di Torino.

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