Capello: «Roma e Lazio sono da Champions»

Capello: «Roma e Lazio sono da Champions»
di Stefano Carina
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Venerdì 31 Dicembre 2021, 01:20 - Ultimo aggiornamento: 15:16

Fabio Capello è a Dubai. Apprezzato opinionista di Sky, ha partecipato nei giorni scorsi alla cerimonia dei Globe Soccer Awards 2021. Una parata di stelle che ha visto premiati il ct Mancini, Donnarumma e Bonucci rispettivamente come allenatore, portiere e difensore dell’anno. Ora, però, la Nazionale azzurra rischia di non essere presente ai Mondiali in Qatar.

Riusciremo a qualificarci?
«Me lo auguro con tutto il cuore anche se sarà complicato. Le due partite negli spareggi che ci attendono sono molto impegnative. L’augurio che posso fare a Mancini è di riuscire ad avere tutti i calciatori a disposizione e poter quindi avere possibilità di scelta. Se tornano Spinazzola, Pellegrini, Zaniolo e Immobile al massimo della forma, le chance aumentano».

Ha citato soltanto calciatori della Roma e della Lazio, due squadre divise da un punto in classifica, al sesto e ottavo posto. Ci si poteva attendere qualcosa di più da Mourinho e Sarri?
«Quando arrivano due allenatori nuovi, anche se sono preparati come Maurizio e José, ci vuole del tempo. Perché puoi studiare la rosa quanto vuoi, allenarla è un’altra cosa. Le faccio un esempio: Allegri è andato via dalla Juventus da vincente. Ora è tornato dopo 2 anni e pur conoscendo ambiente, dirigenza e parte dei calciatori, sta riuscendo soltanto adesso ad inquadrare la squadra. Sarri ha un modo particolare di pensare calcio e di trasmetterlo ai suoi calciatori che non è più quello di Inzaghi. Mourinho invece ha un’idea di gioco più semplice ma quando lo ascolto, sento sempre che gli mancano dei calciatori. Probabilmente il nome dei due allenatori faceva pensare a qualcosa di meglio ma non ci si può esaltare in estate perché vengono ingaggiati due big e poi deprimersi dopo appena quattro mesi».

È d’accordo sulla valutazione che fa Mourinho della rosa non ritenendola ancora pronta per il 4° posto?
«È sempre difficile mettere bocca in casa d’altri. A me sembra attrezzata ma non sono io l’allenatore. È chiaro che poi ci sono gli infortuni, le squalifiche, alcuni calciatori che fanno la differenza come Zaniolo e Smalling che stanno iniziando soltanto ora ad entrare in forma. Ma sia Roma che Lazio possono competere per andare in Champions. Al di là dell’Inter che è superiore a tutti, le altre 4-5 squadre sono più o meno sullo stesso piano. E ora ci sarà la coppa d’Africa che può frenare Milan e Napoli».

Le piace Zaniolo schierato come seconda punta?
«È un ragazzo che fa la differenza. Ha qualità e visione di gioco. Purtroppo è stato sfortunato con gli infortuni. Sono incidenti seri, ci vuole del tempo per recuperare e ritrovare certezze nei movimenti che prima venivano naturali e ora non più. Le parla uno che di ginocchia, purtroppo, ne sa molto... Però lui ha le qualità da numero uno.

Seconda punta? Può farla anche se a me piace più quando può giocare libero a destra. In quella posizione mi ricorda Savicevic che quando aveva la palla era un problema per gli avversari. Capisco anche che nel 3-5-2 giocare a tutta fascia sei obbligato invece a correre di più e forse proprio per non fargli perdere di lucidità davanti alla porta, Mourinho lo ha spostato».

Lei ama ripetere che la differenza nel nostro campionato spesso la fanno i centravanti. Le piace Abraham?
«È un attaccante che ha un certo tipo di gioco, si muove molto, allarga il campo ma non sempre è freddo sotto porta. Credo che possa migliorare, può diventare un calciatore che può fare bene. Deve ambire a diventare una garanzia. Un po’ quello che attualmente è Immobile al quale manca soltanto un sostituto. Non può giocare sempre, campionato e coppa».

Oltre a Immobile, ci sono pochi centravanti italiani in circolazione. La Juventus ne cerca uno. Scamacca può essere l’uomo giusto?
«È un ragazzo interessante. Se poi mi chiede se è pronto per la Juventus....ehhh...è giovane, non lo so. Ha delle qualità ma deve ancora maturare. Quando giochi con il Sassuolo, c’è spazio anche per l’errore e hai la possibilità di crescere, con la testa libera e senza pressione. Alla Juve no: dopo due partite che non segni sei già in discussione. È questo, quello che chiamano il peso della maglia».

Rimanendo in casa Juventus: al posto di Allegri, sarebbe tornato ad allenarla dopo aver vinto tutto o quasi?
«No. Per me ha sbagliato. Ma non perché aveva vinto tutto. Io sono tornato sia al Milan che al Real Madrid. L’errore è dovuto al fatto che aveva in mano un’offerta proprio del Real Madrid. E quelli sono treni che devi prendere. A Torino lo aspettavano come dipendesse soltanto da lui tornare a dominare in Italia. E visto che non accade, ora è finito nel mirino della critica. Ha preferito non rischiare andando all’estero per rimanere ancorato alle sue abitudini. Ma questo non toglie nulla al valore di Max. Se tra 1-2 anni riporterà la Juve ai suoi livelli, chapeau».

C’è invece chi, come Insigne, sta pensando di salutare l’Italia e andare a giocare in Canada.
«Sbaglia anche lui. Per il motivo opposto. Lorenzo ha 30 anni, è un calciatore di valore. A livello di ambizione e vittorie, non si può essere favorevoli a questa scelta. Poi se diventa una decisione economica, alzo le mani e faccio un passo indietro. A me dispiacerebbe perché con la squadra che sta allestendo il Napoli, potrebbe togliersi delle grandi soddisfazioni».

Già in questa stagione?
«In campionato mi sembra difficile. Ad agosto, quando tutti parlavano di un’Inter ridimensionata dopo gli addii di Conte, Lukaku e Hakimi, avevo indicato i nerazzurri come i favoriti per lo scudetto. E i fatti mi stanno dando ragione».

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