Capello: «Mourinho ricorda me nel ‘99: per vincere dovrà essere accontentato sul mercato»

Capello: «Mourinho ricorda me nel ‘99: per vincere dovrà essere accontentato sul mercato»
di Stefano Carina
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Martedì 26 Ottobre 2021, 01:12 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 00:56

Fabio Capello, apprezzato opinionista di Sky, guarda con interesse l’evoluzione della Roma di Mourinho. Che sotto alcuni aspetti è simile alla sua, la prima, quella del 1999-2000: per una rosa buona ma non eccezionale e per la ricostruzione affidata a un big, 22 anni fa Sensi chiamò lui, oggi i Friedkin si sono affidati a Mourinho. Due vincenti.
 

Dopo 9 giornate, riesce a intravedere la mano dello Special One?
«Altroché se la vedo. È una squadra che ha un’idea di gioco, una sua personalità e un modo ben delineato di stare in campo. Anche quando è sotto, osa. A me piace».
 

Magari le ricorda la sua prima Roma, quella antecedente allo scudetto, che palesava una differenza tra il prestigio dell’allenatore e il reale valore della rosa.
«Sì, ci sono delle analogie.

José è venuto per costruire, come accadde a me quando venni ingaggiato da Franco Sensi. Anche io, quando arrivai, impiegai un po’ di tempo per capire cosa servisse alla squadra. Ne parlai con il presidente e l’anno dopo venni accontentato. Dalle dichiarazioni che sta facendo Mourinho, mi sembra che anche lui abbia le idee chiare su quello che manca a questa rosa per poter vincere il campionato. Quando si arriva in un posto nuovo e si è allenatori ambiziosi, si pensa tutti alla stessa maniera. Non è questione di Mourinho, Capello o Spalletti: se vuoi vincere, si fa così. Poi dipende da cosa pensa la proprietà. Io all’epoca trovai un presidente che mi venne incontro su tutto. Mi auguro sia così anche per José».

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Lei quando allenava, passava per essere un tipo un po’ burbero, non pensa...
«Alt, la fermo subito. Io non sono un tipo burbero (ride, ndr). Ero, anzi sono soltanto un amante del rispetto e della serietà. Cose che ho sempre dato e preteso che mi venissero restituite attraverso il comportamento quotidiano. Dai calciatori allo staff, nessuno escluso».
 

Non trova somiglianze tra lei che nel ‘99 in un Roma-Udinese si girò verso la panchina urlando ‘E ora chi faccio entrare?’ con quanto sta accadendo tra Mourinho e parte della rosa, spedita in tribuna dopo il ko contro il Bodo/Glimt?
«No, mi dispiace ma non rispondo. Sono cose di spogliatoio. Soltanto io all’epoca sapevo perché dissi quelle parole come adesso José, se si comporta in questo modo, avrà le sue ragioni. Ma certe dinamiche, se non le conosci, è meglio non entrarci». 
 

Ha capito il reale valore della Roma? 
«Da come l’ho vista contro il Napoli, che al momento è la squadra più in forma del campionato, è un gruppo competitivo. Ha fatto una grande prestazione. L’obiettivo è tornare in Champions. Non sarà facile».

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Anche la Lazio? Si aspettava queste difficoltà per Sarri?
«La Lazio soffre quando le avversarie pressano e alzano il ritmo. Il Verona e Il Milan hanno fatto così e hanno dominato. Deve risolvere questo problema».
 

Tornando alla Roma, ha una rosa troppo corta?
«Per quello ci sono Mourinho e la proprietà. Tocca a loro intervenire eventualmente».

Mourinho ha detto di aver trovato la Serie A migliorata rispetto a come l’aveva lasciata.
«Qualche novità interessante c’è, è vero. Quando però vedo la Premier League, mi sembra di assistere ad un altro sport. E dipende anche dagli arbitri».
 

A proposito, l’ha sorpresa che 4 allenatori siano stati espulsi nell’ultimo turno?
«Ma le sembra una cosa possibile? La serie A è l’unico posto al mondo in cui accade. Evidentemente qualcosa si è rotto nel rapporto tra i tecnici il mondo arbitrale».

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