Serie A, la corsa dei club per evitare il crac tra nodo stipendi, diritti tv e caos allenamenti

Serie A, la corsa dei club per evitare il crac tra nodo stipendi, diritti tv e caos allenamenti
di Emiliano Bernardini
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Lunedì 23 Marzo 2020, 07:40
Il calcio e più nello specifico la serie A rischia il crac. O meglio il crollo del sistema su cui è costruito. La sensazione, che con il passare dei giorni assume sempre più i contorni di una convinzione, è che il campionato non si concluderà. Cioè non si porteranno a termine tutte e 38 le giornate. Ad ora è impensabile. Soprattutto alla luce delle notizie, ogni giorni peggiori, che arrivano dal rito quotidiano del bollettino della protezione civile. Anche gli irriducibili del “riprendiamo gli allenamenti” si stanno piegando. Non è un caso che sia Lotito sia De Laurentiis abbiano rinviato la data della ripresa delle “corsette” di Lazio e Napoli. La domanda che rimbalza sui social (con i bar che chiusi non c’è altro luogo in cui discuterne) è: chi vince lo scudetto? Chi retrocede? Esercizio puramente stilistico visto che una risposta al momento non c’è. La soluzione più rosea è quella di allineare le giornate e poi procedere con playoff e playout. Così da dover giocare una decina di partite in totale avendo una classifica completa. Se invece il campionato non riprendesse proprio? Beh a qualcuno non dispiacerebbe. Chi al momento retrocederebbe e spera che tutto resti congelato o che magari vede ne tagli degli stipendi la soluzione ad un progetto sbagliato. Già ma ci sarà lo stesso da lottare. Il titolo non verrebbe assegnato, per i piazzamenti Uefa si userebbe l’attuale classifica. Ma dalla serie B arriverebbero una pioggia di ricorsi per le mancate promozioni. C’è anche l’ipotesi serie A a 22 squadre che darebbe, sì, ossigeno nell’immediato ma inevitabilmente ne toglierebbe al prossimo anno. Per tutti la paura più grande resta quella di una resa obbligatoria e immediata. Della serie arrivederci al 5 luglio con la stagione 2020-21. 
RISCHI
Una situazione che porterebbe l’intero sistema, per come è pensato, ad un terremoto dal qualche in molti farebbero fatica a rialzarsi. Tanti in Lega Pro e in serie B. Anche nella stessa serie A il rischio di fallimento, per qualcuno, è dietro l’angolo. Ecco perché si cerca in tutti i modi di chiudere il campionato. Le perdite stimate dalla massima serie sono enormi. Si parla di 670 di ammanco tra diritti tv nazionali e internazionali, vedita dei biglietti e mancate sponsorizzazioni. A cui poi vanno aggiunte tutte quelli iniziative one shot. Gran parte di questi soldi, almeno i 340 dell’ultima tranche dei diritti tv, i presidenti li hanno spesi e messi a bilancio. Insomma alla chiusura della semestrale si troverebbero con un grosso segno meno. La Figc ha sul tavolo le varie proposte fatte dalle leghe (litigi con la B di Mauro Balata) da consegnare al governo per cercare di trovare una via d’uscita dalla crisi. Da via Rosellini è stato consegnato un documento molto corposo in cui i presidenti insieme all’ad De Siervo e al presidente Dal Pino hanno stilato una serie di soluzioni.
IL PIANO MARSHALL
Una sorta di piano Marshall per arginare l’emorragia. Ninte richieste puramente economiche. Per quanto riguarda gli stipendi dei calciatori non si parla tanto di sospensione quanto di tagli. Un 30% se la stagione finisse qui. Sgravi sull’Irap ed esenzione pluriennale dell’Ires. Incentivi fiscali per le aziende. Per quanto riguarda la liquidità si parla di agevolazioni presto gli istituti bancari e di credito. Nuove opportunità di finanziamento. Inoltre si parla di sconti sugli abbonamenti. A proposito si è pensato anche alla possibilità emettere dei voucher (o in alternativa crediti virtuali) per risarcire i tifosi che avevano sottoscritto abbonamenti e comprato biglietti. Inoltre c’è la richiesta di intervenire sul Decreto Dignità togliendo il blocco alle sponsorizzazioni delle agenzie di scommesse. C’è anche l’idea di introdurre nuovi giochi. Infine la revisione di alcune leggi portanti. Quella sul professionismo, magari con l’introduzione del semiprofessionismo. La legge sugli stadi per semplificare l’iter che porta alla costruzione di impianti di proprietà e poi la legge Melandri che regola la vendita dei diritti tv. 
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