Serie A al via. Da Allegri, a Mourinho, a Sarri: in panchina più costruttori che allenatori

Serie A al via. Da Allegri, a Mourinho, a Sarri: in panchina più costruttori che allenatori
di Alessandro Catapano
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Sabato 21 Agosto 2021, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 22 Agosto, 10:30

Le parole sono importanti, lo sanno bene i nostri allenatori, per questo le dosano tutti con il bilancino, anche chi in passato ci aveva abituato a grandi performance verbali (vero, Mou?). Prendiamo in esame i tecnici delle sette sorelle, quelle che sulla carta (attenzione, sulla carta) partono davanti alle altre (sulla composizione della griglia, ci si può sbizzarrire, noi vi diamo la nostra): Allegri, Inzaghi, Gasperini, Pioli, Mourinho, Sarri, Spalletti. Hanno parlato poco (di nuovo, José, insieme a Sarri), pochissimo (Pioli e Inzaghi), giusto per togliersi qualche sassolino dallo scarpino (Gasperini, con Gomez; Spalletti, con Totti), praticamente mai (Allegri). Non stupisce, anzi, la scelta del tecnico juventino, che si è chiuso nel silenzio dopo aver regolato urbi et orbi la querelle sulla fascia da capitano (vero, Bonucci?): se ci metti due mesi a portare a casa Locatelli - con tutto il rispetto - e nel frattempo il tuo preferito non ha ancora rinnovato (Dybala con le sue insicurezze) e quello più ingombrante non se n’è ancora andato (Ronaldo con i suoi sbalzi d’umore), meglio stare zitti e aspettare gli eventi. 

Opportunisti

Sia chiaro, in tanti vorrebbero avere i problemi di Allegri, e infatti i suoi colleghi si muovono con medesima circospezione, e in certi casi mostrano un sempre meno raro opportunismo, che potremmo definire meno nobilmente “paraculaggine”, sia detto sempre con rispetto. Ed ecco che la parola più citata dell’estate è «costruire», a volte preceduta dal prefisso «ri», associato a eredità particolarmente complicate. «Costruire» vuol dire tutto e niente, è un termine meravigliosamente democristiano, perché trasmette l’idea di un impegno ma al tempo stesso concede tempo e, nel caso le cose andassero male, alibi a chi lo pronuncia. «Costruire» sposta il traguardo più in là, rimanda a un giorno più o meno lontano, avvia un percorso sul cui esito, oggi, nessuno può sbilanciarsi, se non con un atto di fede. Del resto, nemmeno Roma fu costruita in un giorno, no? E infatti, Mourinho vuole «costruire un futuro vincente, mattone dopo mattone» e Sarri annuncia una «stagione di costruzione per essere più competitivi nelle prossime annate», e anche Inzaghi ha messo subito le mani avanti (povero, gli hanno sfilato da sotto il naso Hakimi e Lukaku e non ha potuto fare una piega), invitando l’Inter a chiarire l’obiettivo stagionale: un posto in Champions, non certo lo scudetto.

DIVERTIRSI

E insomma, hanno giocato un po’ tutti a tenere coperte le carte.

Poi, in questo contesto c’è chi ci si muove a meraviglia, e chi, invece, ci soffre e non riesce a nasconderlo. Mourinho si conferma il re degli opportunisti, definiamolo così: quando dice «mi manca ancora qualcosa, spero possa arrivare l’estate prossima», è chiaro che in quel momento stanno fischiando le orecchie ai Friedkin perché lui quel «qualcosa», cioè il regista, lo vuole subito, altro che storie. Sarri, invece, non è tipo da giochetti, il mercato lo annoia mortalmente, quasi quanto le conferenze stampa, il suo habitat naturale è il campo, con geometrie ormai esistenziali, e lì, solo lì, qualunque sia il materiale umano che Lotito gli metta a disposizione, ha una certezza: «io mi sto divertendo».

Con la ragionevole speranza di applicare lo stesso verbo anche nella sua forma transitiva: divertire, i tifosi della Lazio, gli appassionati di calcio. Da stasera, per i prossimi nove mesi. Ma vale per tutti. Vivaddio, fateci divertire. Mancini ci è riuscito, non vorrete essere da meno.

 

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