Cambio della guardia all'Aia, gli arbitri chiudono l'era Nicchi

Cambio della guardia all'Aia, gli arbitri chiudono l'era Nicchi
di Roberto Avantaggiato
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Lunedì 15 Febbraio 2021, 07:30

Aveva chiesto compostezza e nessuna esultanza. Ma gli elettori di Alfredo Trentalange non ce l’hanno fatta a restare seduti. Nell’hotel di Fiumicino che li ha ospitati, quando il presidente dell’assemblea ha proclamato Alfredo Trentalange nuovo presidente dell’Aia, si sono alzati, per applaudire ed esultare. D’altronde, aspettavano chissà da quanto tempo questo momento, definito di svolta, per chiudere un’era, quella di Marcello Nicchi, che negli ultimi anni aveva raccolto più critiche che consensi. Come i trecentoventi associati Aia ieri hanno detto, attraverso la loro espressione di voto. Centonovantatre quelle a favore di Trentalange (oltre il 60%), centoventicinque quelle per Nicchi. Espressioni di voto che erano nell’aria, ma che hanno trovato supporto nelle dichiarazioni di voto, alcune delle quali hanno rappresentato la svolta e la conferma, per Nicchi, che il vento era cambiato. Al punto che anche un fedelissimo come Antonio Aureliano, emiliano, ha preferito voltare pagina. Cambiamento che non è affatto piaciuto all’ex presidente Aia, che lo ha allontanato in malo modo quando l’amico voleva comunque salutarlo. 
Le distanze non le ha invece prese da Nicchi Alfredo Trentalange, che una volta sul palco da presidente ha rivolto le sue prime parole proprio all’ex compagno di viaggio, dal quale nell’ultimo anno ha scelto di separarsi. «Un grazie a tutti, ma uno speciale va a Marcello Nicchi. Mi ha insegnato molte più cose di quelle che ci siamo detti. Glielo devo, perché il percorso che ha fatto è stato pieno di valori, di impegno, e quello che lui ha dato a questa associazione resterà per sempre nel mio cuore». 
ONORE DELLE ARMI
L’onore delle armi è stato concesso in nome di un percorso comune che i due hanno percorso per più di dieci anni. Per questo, Trentalange sa che «non rappresenta il nuovo, ma la persona che porterà al nuovo», come ha ribadito nel suo discorso programmatico. Che ha fatto riferimento a concetti quali trasparenza (fosse giunta l’ora...), meritocrazia e condivisione. «Ora dobbiamo fare squadra», ha annunciato, lasciando aperte le porte anche a chi avrebbe voluto ancora Nicchi alla guida degli arbitri. «Siamo come alberi, possiamo perdere le foglie ma mantenere le radici. Possiamo cambiare le idee pur mantenendo intatti i principi».A Marcello Nicchi hanno voltato le spalle anche gli arbitri di calcio a 5, come testimonia l’intervento dell’arbitro internazionale Angelo Galante, che è anche presidente della sezione di Ancona e che ha annunciato di votare per Trentalange anzichè per Nicchi. Fatto oggetto di diversi ”rimproveri”, partendo dal suo carattere scontroso e permaloso, con sconfinamenti in atteggiamenti arroganti che in tanti gli hanno addossato. «Vogliamo un’Aia che non sia espressione di una persona, ma espressione di tanti», hanno ribadito i presidenti di sezione e i delegati chiamati al voto. Ma è stato il suo contratto da visionatore Var (circa 80 mila euro l’anno) ad essere stato sventolato come uno dei mali della sua gestione. Accusa alla quale ha provato a replicare il suo fedelissimo vice, Pisacreta, che ha rivelato come la Figc gli abbia comunicato che anche altri associati hanno stipulato contratti di quel genere. Come dire, mal comune mezzo gaudio, proverbio che non ha attecchito nei votanti.
Meritocrazia, sviluppo della comunicazione, tecnologia, brand dell’Aia e donne arbitro sono invece i capisaldi del programma del nuovo eletto, con attenzione particolare al doppio tesseramento dei giovani perché, come ha spiegato lo stesso Trentalange, «fino a 15 anni dobbiamo dare la possibilità ai nostri ragazzi di crescere e capire cosa vogliono fare: possono arbitrare la domenica e allo stesso tempo allenarsi con le squadre per portare anche una cultura del regolamento».

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