Crisi del calcio spagnolo? Esagerato, ma il Covid ha aperto crepe profonde

Tre squadre eliminate nella fase a gironi della Champions: non accadeva dal 1998-99. Un allarme da non sottovalutare

Crisi del calcio spagnolo? Esagerato, ma il Covid ha aperto crepe profonde
di Stefano Boldrini
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Giovedì 27 Ottobre 2022, 21:05 - Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 08:41

Crisi del calcio spagnolo? Non scherziamo. Segnale di allarme? Diciamo un elemento da non sottovalutare. Annata balorda? Può essere, ma è ancora presto per affermarlo. La certezza? Le tre squadre eliminate nella fase a gironi della Champions: non accadeva dal 1998-99, quando ai quarti – non esisteva ancora la formula degli ottavi – approdò solo il Real Madrid. Nel 2019-2020 e nel 2020-2021, per la cronaca, la Spagna fece quattro su quattro dopo i gruppi eliminatori: nel primo caso passarono Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid e Valencia, nel secondo Real Madrid, Barcellona, Atletico e Siviglia. Nel terzo millennio, a completare la panoramica, i club spagnoli hanno ottenuto nelle coppe europee – Champions, Coppa Uefa/Europa League, Supercoppa Uefa e Conference – ben 34 successi.

Ci vuole rispetto quando si parla del calcio made in Spagna, ma il Covid ha sicuramente aperto crepe profonde.

Il Real Madrid, paladino della Superlega, è riuscito a contenere le perdite e sotto la guida di Carlo Ancelotti ha conquistato a maggio la Champions numero 14, ma il Barcellona – soprattutto – e l’Atletico Madrid sono in difficoltà. Anche il Valencia di Rino Gattuso è in piena emergenza, mentre il Siviglia cerca di galleggiare, ma la pandemia ha messo a nudo i limiti di un sistema che, nonostante l’ammirevole produzione di talenti, ha vissuto per qualche anno al di sopra delle sue possibilità.

Il Barcellona è in piena crisi tecnico/finanziaria. L’addio di Messi non è stato una causa, ma una conseguenza. Ai vertici del club è tornato Joan Laporta. L’addio anticipato alla Champions comporterà problemi seri. Tre mesi fa i vertici blaugrana ipotecarono una serie di asset per un valore di 800 mln di euro circa. Hanno investito in modo pesante su Robert Lewandowski, 34 anni, al quale saranno corrisposti 49 mln di stipendio netto per quattro stagioni. Hanno dato per scontato, nelle previsioni di bilancio, il passaggio del turno e persino l’approdo ai quarti, ma l’uscita anticipata, sotto i colpi di Bayern Monaco e Inter, apre interrogativi pesanti. La perdita secca di almeno 30 mln è un colpo basso per un bilancio in difficoltà. Alle questioni economiche, si aggiungono quelle tecniche. Per la seconda volta di fila, il Barcellona è retrocesso in Europa League. L’effetto-Xavi, terapeutico all’inizio, è già svanito. L’ex centrocampista degli anni ruggenti alza la voce (“siamo ancora in corsa su quattro fronti”), ma la verità è che la Champions era la chiave per ridare ossigeno alle casse.

Anche l’Atletico Madrid è stato spennato dal Covid e si è ritrovato sul ciglio del burrone. La storia del minutaggio di Griezmann è stata esemplare. I Colchoneros non hanno ipotecato il futuro come il Barça, ma pure qui la situazione non è rosea. Il deficit ufficiale secondo il presidente Enrique Cerezo si attestava in estate a quota 40 mln, nonostante un precedente aumento di capitale, ma secondo indiscrezioni il “rosso” sarebbe di 60 mln e il mancato arrivo in cassa dei 20 legati alla qualificazione agli ottavi aumenta le preoccupazioni. Secondo Marca, la miglior medicina è la vendita di alcune star o presunte tali: Carrasco – la sua clausola di rescissione è di 60 mln -, Joao Felix – il portoghese da tempo mostra segnali di malessere -, forse anche De Paul. Sempre secondo Marca, non è da escludere l’ipotesi della vendita del club, ma dopo undici anni di regno “cholista”, è legittimo anche chiedersi se Diego Simeone abbia ancora la carica giusta per rivitalizzare l’Atletico. Il tecnico argentino, dopo l’eliminazione pirotecnica, con il rigore fallito al 98’ da Carrasco contro il Bayer Leverkusen, ha rilanciato la sfida, ma sicuramente sta vivendo uno dei momenti più delicati della sua esperienza a Madrid.

Il Siviglia non ha la statura di Barcellona e Atletico. La sua crisi è soprattutto tecnica. Ha esonerato Lopetegui passando a Sampaoli e sta pagando le cessioni estive, su tutte il pacchetto centrale della difesa, Kounde e Diego Carlos. La beffa, per tutti, è che il Real Madrid, sbarcato negli ottavi dopo quattro giornate, trarrà benefici dall’eliminazione delle tre spagnole. Incasserà 8,6 mln in più dal market pool – ovvero la quota di denaro che viene distribuita a ciascun paese nella distribuzione dei diritti tv - e potrebbero diventare 11,7 in caso di approdo alla finale. Tradotto: il Real sempre più ricco, gli altri sempre più poveri.

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