Bologna-Napoli, il derby di Savoldi: «La forza di entrambe sta in panchina»

Beppe Savoldi
di Emilio Buttaro
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Venerdì 6 Novembre 2020, 16:59 - Ultimo aggiornamento: 17:00

Domenica al Dall’Ara sarà la partita di Beppe Savoldi, ex grande attaccante di Bologna e Napoli. Un bomber amatissimo nella città delle Due Torri così come all’ombra del Vesuvio, uno dei goleador più prolifici degli anni 70. Il suo trasferimento proprio dal Bologna al Napoli nel 1975 fu valutato per la cifra record di due miliardi.

Partiamo dal suo ricordo più bello con la maglia rossoblù ma anche con quella azzurra.

«A Bologna ci sono stati momenti straordinari anche perché 8 anni non sono pochi. Con quella maglia sono stato capocannoniere seppur insieme a Pulici e Rivera, ho vinto la Coppa Italia ma la cosa più bella è stata la fascia di capitano. Lo stesso discorso vale per il Napoli dove sono acquistato per cercare di dare una mano. Anche lì sono stato capitano, questo mi ha onorato ed è stata davvero una bella esperienza».

E’ vero che il 150° gol in serie A lo ha festeggiato a casa di Gianni Morandi?

«Sì, allora giocavo nel Napoli e in quell’occasione erano presenti anche alcuni giocatori azzurri e l’allenatore Vinicio. Sempre a casa di Morandi, a Monghidoro ho festeggiato pure il gol numero 100 in serie A ed a quei tempi militavo nel Bologna. Anche con Lucio Dalla ed altri amici e cantanti bolognesi abbiamo trascorso delle grandi serate. Con Gianni Morandi ho avuto sempre un buon rapporto e negli anni successivi ho giocato nella Nazionale Italiana Cantanti».  

Oggi anche secondo lei Mihajlovic e Gattuso rappresentano un po’ il bello del calcio?

«Io per bello intendo dire che parliamo di due personaggi molto autentici, sinceri e onesti. Due allenatori che sanno trasmettere il proprio carattere, la propria personalità senza falsità e non sono tantissimi ad avere queste qualità e questo tipo di doti. Molti allenatori sono costruiti e spesso fanno affermazioni da teatro o da dare in pasto ai media».

Malgrado l’emergenza infortuni il Bologna potrà giocarsela alla pari con il Napoli?

«Nella gara di Europa League in Croazia i giocatori del Napoli sembravano quasi dei “vacanzieri”, non era la solita squadra.

Se la formazione azzurra interpreta la partita ancora in questa maniera sbaglia di grosso e quindi il Bologna, malgrado l’inferiorità tecnica potrà anche dire la sua».  

Senza Insigne il Napoli diventa più fragile. E’ davvero imprescindibile il capitano azzurro?

«Indubbiamente è il giocatore che ha maggiori qualità tecniche, quello che ha qualcosa in più rispetto agli altri. Se lui è in giornata, nelle condizioni psico-fisiche giuste è l’uomo che può cambiare le sorti di una partita».

A proposito di grandi attaccanti, perché i “vecchi” come Ibra continuano a segnare?

«Perché hanno la tempra, il carattere, la personalità, il fisico che gli permette di stare a determinati livelli. Certo, sono pochi e per rimanere in tema guardiamo Palacio del Bologna che malgrado i suoi 38 anni rimane il trascinatore della squadra. Credo che Palacio e Ibra in questo senso siano degli esempi».

Con Ibra il Milan può davvero puntare allo scudetto?

«Secondo me non è completo, manca ancora qualcosa. Guardando non gli undici che vanno in campo, ma l’intera rosa credo non abbia ancora quella carica emotiva, qualitativa, tecnica e tattica in grado di poter sovrastare le altre contendenti. A mio avviso il Milan dovrà lavorare molto e rinforzarsi sotto questo aspetto».

L’Atalanta, dove ha iniziato e chiuso la carriera è l’altra sua grande squadra del cuore. Pur rimanendo una favola bellissima, la Dea ha perso qualche certezza?

«Credo che sul piano dei numeri e non della qualità non abbia un organico in grado di sopperire alle assenze o alle cadute di qualche giocatore importante. L’Atalanta non può giocare ogni tre giorni ed è chiaro che se fai una buona prestazione la volta dopo la paghi».

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