Betty Bavagnoli e il Monterosi, matrimonio vincente: «No Fair No Play qualcosa di unico»

Betty Bavagnoli
di Ugo Baldi
5 Minuti di Lettura
Venerdì 15 Aprile 2016, 11:47
Il suo palmares è invidiabile: una coppa italia e sette scudetti da giocatrice tra Lazio, Reggiana, Milan, Torres e Verona. Una Women’s Gold Cup in Canada con la Nazionale italiana da allenatrice in compagnia di quella che è stata da sempre la sua spalla ideale: Carolina Morace.
Insieme hanno scritto pagine e pagine del calcio femminile nazionale. L’unica coppia alla guida di una squadra professionistica maschile come la Viterbese in serie C1. Ora Betty Bavagnoli rappresenta una delle più importanti figure della Nuova Monterosi Calcio.
Dall’agosto 2015 è il Responsabile Tecnico della Scuola Calcio del club biancorosso e sotto la sua guida il settore giovanile della società ha ripreso a crescere. Oggi abbiamo deciso di regalarci un bel momento di calcio con lei, per conoscere meglio tutti i suoi segreti. Pronunciamo il nome di Betty Bavagnoli e ci vengono subito in mente tre cose: Lazio, Viterbese, Nazionale e soprattutto Carolina Morace.

Che rapporto c’è stato? Quanto la sua carriera è stata legato a quello di questa persona?
«Dal punto di vista professionale il nome di Carolina Morace è stato molto importante. Mi ha sempre voluto accanto nei suoi impegni professionali. Abbiamo giocato insieme tanti anni, condiviso tanti scudetti e tante società di appartenenza. Con lei è stato un po’ quello che succede nel maschile. Gli allenatori che hanno i propri collaboratori in seconda sono ex giocatori che hanno condiviso insieme tante cose negli anni precedenti. Siamo due persone completamente diverse nel carattere ma nel calcio ci siamo completate attraverso le varie esperienze lavorative”.
Ora le vostre strade si sono separate. Avete scelto percorsi diversi. Come mai? “Carolina mi aveva chiesto di raggiungerla all’indomani del suo trasferimento in Australia dove ha creato un Accademy, in cui prepara e seleziona dei giocatori Due-tre volte l’anno poi viene in Italia dove organizza delle amichevoli nelle quali questi calciatori vengono visionati. Una sorta di scouting per L’Italia. Non me la sono sentita perché due anni fa è stato lo stesso momento in cui ho conosciuto la Nuova Monterosi con la quale è iniziato un dialogo poi sfociato nella decisione di entrare a far parte di questa società».

Il calcio femminile o quello in generale cosa ha rappresentato nella vita di Betty Bavagnoli?
«Tutto il mio mondo. Ho giocato a calcio prima come atleta e poi ci ho costruito la mia vita. Vivo di questo. Per me è un lavoro oltre ad essere la mia passione. Ho sempre condiviso con le mie attuali colleghe la grandissima difficoltà di lavorare per il movimento calcio femminile. Da un anno a questa parte, grazie alla spinta di FIFA e UEFA, anche il calcio femminile sta prendendo in Italia una direzione interessante. La Federazione ha condiviso un progetto di sviluppo che negli anni passati era stato creato da società più all’avanguardia come Inghilterra e Germania. Ora tutte le società professionistiche sono obbligate ad avere una sezione femminile. Un traguardo importantissimo».

La scelta di Monterosi e di guidare una scuola calcio? Qualcuno potrebbe pensare ad un profilo più basso rispetto ai tuoi trascorsi. Ed invece?
«Non ritengo che Monterosi sia un profilo più basso rispetto ad altri conosciuti e frequentati. Anzi, è una delle poche società che per lo meno possiede un progetto di tutto rispetto nei confronti del calcio. Il progetto significa non solo dare lustro con una prima squadra, ora approdata al campionato di serie D, ma avere lo stesso tipo di attenzione nei confronti dell’attività di base e di conseguenza nel settore giovanile. Di convinzioni ce ne abbiamo tante, tutti quanti nel mondo del calcio, ma nella realtà bisogna portare avanti un lavoro di scuola calcio per costruire i giocatori del domani».

E’ entrata in una società come la Nuova Monterosi dove non è assolutamente l’unica donna. Anzi, il gentil sesso in società e nei quadri tecnici addirittura domina con allenatrici, dirigenti accompagnatrici e figure societarie. E’ rimasta sorpresa?

«Non sono sorpresa che donne possano ricoprire ruoli considerati nel tempo prettamente maschili. Credo anche che questo rappresenti un vantaggio per il Monterosi. Una società che non si è mai privata di dare opportunità alle ragazze di misurarsi in un ruolo. Un’opportunità che non è una galanteria ma una presa di coscienza chiara, una scelta professionale ponderata che può essere solo di grande supporto alla società. Parlando coi genitori ho ricevuto tanti consensi. Non perché siamo donne ma perché sono soddisfatti del nostro operato, della nostra gestione».

Una gestione che crede moltissimo nel progetto No Fair No Play promosso dal suo presidente e fondatore Luciano Capponi.
«E’ qualcosa di speciale, assolutamente unico nel suo genere. Non è un progetto che ha bisogno di pubblicità. Qui ho incontrato persone che credono realmente in quello che fanno. Facile parlare di Fair Play. Qui ci credono veramente e fanno in modo che si possano costruire giocatori del futuro i quali abbiamo un’immagine del calcio diversa da quella attuale. Per me la scuola calcio è l’aspetto più importante di una piramide calcistica. Perché è qui si costruiscono le basi di una formazione sia calcistica che umana».

La Nuova Monterosi, in particolar modo i due presidente Capponi e Cialli, sono entusiasti di lei. A che punto siamo coi lavori in corso?
«Devo ringraziare i due presidenti perché proprio la scorsa settimana mi hanno dato la riconferma per la prossima stagione. Li ringrazio per la fiducia. Del percorso di Monterosi sono finora soddisfatta. Ho operato dei cambiamenti, ma non ho stravolto. Non potevo stravolgere una realtà abituata a determinati modi. Però sono soddisfatta dei cambiamenti che abbiamo fatto. Abbiamo solo alzato l’asticella ma non è stato ancora raggiunto il traguardo ottimale. Per la prossima stagione io e la Nuova Monterosi ci dobbiamo porre nuovi obiettivi».

Ha partecipato anche lei alla giornata che ha visto la promozione in serie D in prima squadra. Un segnale chiaro che qui a Monterosi si stanno facendo le cose in grande?
Cose in grande e fatte per bene. Non ho frequentato la prima squadra in modo professionale ma ho visto ogni tanto il lavoro del mister D’Antoni e dei suoi collaboratori. Gli faccio i complimenti per il grandissimo risultato ottenuto. Credo molto nella volontà dei due presidenti di continuare il lavoro svolto quest’anno. Sono anche convinta che i risultati non possano prescindere dalla qualità del lavoro. Bisogna costruire una figliera importante, che parta dalla prima squadra ed arrivi fino alla scuola calcio e viceversa. E di questo i due presidenti se ne sono accorti e stanno lavorando verso questa direzione anche per il futuro».
© RIPRODUZIONE RISERVATA