Benzema come Raul in Champions: quando il Gatto c’è il Real Madrid balla (da più di 11 anni)

Benzema come Raul in Champions: quando il Gatto c è il Real Madrid balla (da più di 10 anni)
di Benedetto Saccà
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Giovedì 29 Aprile 2021, 04:00

ROMA Ma se Benzema avesse previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni... Trattato peggio di un peso morto, ignorato tipo un cartonato da reparto surgelati, considerato più o meno alla stregua di un figurante, Karim Mostafa Benzema da Lyon, a 33 anni, continua in tutta allegria a smentire spettacolarmente critiche, commentini, frecciatine e chi parla di calcio prendendosi sempre molto sul serio. Anzi: mooolto sul serio. Così ha inventato questo giochino: mentre gli altri chiacchierano, lui segna. E più chiacchierano, più segna. 

Ché tanto, poi, da chi volete che sia andato l’intero Real Madrid a offrire ringraziamenti, gratitudine, riconoscenza, tappeti rossi e variegati omaggi dopo la semifinale di andata di Champions? Da chi? Da Benzema, ovviamente. E chissà quanto (e come) se la ride ogni volta Karim con mamma Wahida, francese di origine algerina, e con papà Hafid, algerino di Tigzirt. E con i suoi illimitati fratelli e sorelle, è chiaro: secondo gli ultimi censimenti attendibili sarebbero otto o nove, ma ormai il conto si è perso nell’infinito – inutile tentare di dare un ordine.

E dunque. Dunque martedì sera il ciclopico Real Madrid, sul campetto vuoto di Valdebebas, sagomando un contrasto invero spettacolare, ha rimediato un pareggio contro il Chelsea e, appunto, come si è detto, ha dovuto affidarsi alle superbe gesta di Benzema per salvare la pelle (e la faccia). Già pronta e cantata una moderna chanson de geste, la mattina dopo, come da rigorosa e prescritta consuetudine madridista – ci mancherebbe. Del resto Benzema, detto il Gatto dal giorno in cui Mourinho, commentando la tragica assenza di Higuain, sdegnato decretò: «Se non hai un cane (ovvero Higuain, ndr) per andare a caccia e hai un gatto (ovvero Benzema, ndr), vai con il gatto (che sarebbe sempre Benzema, ndr)» – ecco, si diceva, del resto Benzema detto il Gatto l’altra sera – tanto per gradire – ha sbreccato il palo e poi si è inventato il gol (decisivo) da vero centravanti, giusto per ricordare alle galassie chi sia. Un bomber che fa invidia al mondo, per l’appunto. Controllo di testa da giocoliere e girata vincente di immane e indimenticata potenza in porta. Bomber puro, infatti. Un terra-aria da 800 chili, grosso modo.

Eppure Karim rimane uno dei giocatori più sottovalutati degli ultimi decenni. I vari tecnici del Real Madrid che lo hanno allenato, chissà poi come mai, si sono sempre fidati poco di lui e hanno puntualmente preferito cucire gli abiti dei trascinatori su altri giocatori.

Forse su Benzema grava(va)no i pesi e i dubbi intrecciati a un carattere tendenzialmente un po’ placido, probabilmente alle controverse sortite sul piano della giustizia, a un’ostinata avversione alla lotta o anche ai lampi di una certa discontinuità. Epperò. Epperò Benzema segna, e nemmeno poco: 277 gol in 553 apparizioni con la maglia madridista. Martedì si è pure arrampicato al quarto posto della classifica dei capicannonieri della Champions con 71 centri al pari, guarda un po’, di un tipetto come Raul.

E pensare che Benzema e Raul hanno pure giocato insieme nel Madrid. Sembra preistoria, e invece. Sarà sconcertante ricordare che Karim sia stato acquistato dal Real addirittura il 1º luglio del 2009 – per la modica cifra di 35 milioncini, naturalmente pagabili in comode rate grazie alla superofferta del giorno catturata al volo da Florentino Perez. Arrivò con Cristiano Ronaldo, Raul Albiol, Kakà (ve lo ricordate Kakà?) e Xabi Alonso. Altro che preistoria: qua siamo all’Archeozoico o giù di lì. E con lui hanno giocato, negli anni, personaggi tipo Raul e Kakà, Higuain e van Nistelrooy, Adebayor e Morata, Javier Hernandez e Asensio, Bale e Lucas Vazquez. 

Non basta? Non basta. Ecco allora anche Vinicius, Hazard, Rodrygo e Mejía. Per tacere, poi, degli allenatori: aperti a ventaglio dall’ingegner Pellegrini a Zidane, transitando senza effettuare fermate intermedie per Mou, Ancelotti e Benitez. Insomma. Il Real Madrid ha comprato tonnellate di attaccanti, ma Benzema ha resistito a ogni gamma e natura di concorrenza. Con la pazienza del monaco tibetano e la precisione dell’orologiaio svizzero, li ha sfarinati tutti. Non ha mai ceduto alla pressione: piuttosto ha cercato di rispondere con l’esempio (e i gol) sul prato verde, osservando dall’alto meteore e meteoriti sfilanti e allargando lo sguardo al campo del lungo periodo. Loro parlavano, e si agitavano, e alla fine sono passati. Lui segnava, si acciambellava mansueto, ed è rimasto. C’è del talento, senz’altro, nel suo andare. E una lezione da imparare, forse. 

Certo, mentre supportava la squadra, sopportava megalitri di rimproveri, biasimi di varia natura, censure approssimativamente severe, tragiche valutazioni (sovente sballate) di improvvisati, abbagli giornalisti e tecnici, talora insulti personali. Ma se Benzema avesse previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farebbe lo stesso.

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