Belgio più Olanda, nasce la Be-Ne-League: la rivoluzione del calcio è l'unione di due campionati

Belgio più Olanda, nasce la Be-Ne-League: la rivoluzione del calcio è l'unione di due campionati
di Salvatore Riggio
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Giovedì 18 Marzo 2021, 07:35 - Ultimo aggiornamento: 15:32

Potrebbe essere una delle rivoluzioni più sorprendenti del calcio europeo. Se ne parla da due anni, fin dal 2019, ma soltanto due giorni fa si è fatto – o così sembra – un passo avanti. In sostanza, si sta studiando un campionato unico tra Belgio e Olanda. Nell’assemblea di martedì i club belgi hanno votato sì alla possibilità di un torneo che comprenda anche le squadre olandesi. Ci sarebbe pure il nome: «BeNeLeague». Si va verso, quindi, un campionato che possa sostituire la Jupiler Pro League (Belgio) e l’Eredivisie (Olanda) e che comprenderebbe Ajax, Psv o Feyenoord con Anderlecht, Genk o Bruges. Il meglio di entrambi con una sola missione: essere più competitivi. Che è poi questo il problema principale per quelle squadre che giocano, loro malgrado, in leghe inferiori rispetto ai top cinque campionati in Europa: Premier, Liga, Serie A, Bundesliga e Ligue 1. Tra l’altro le distanze chilometriche tra i due paesi sono molto piccole (fra Bruxelles e Amsterdam ci sono 207 chilometri, 116 da Eindhoven a Liegi, 183 da Rotterdam a Genk) ed è tutto economicamente sostenibile. Perché sono tragitti nei quali potrebbe essere evitato l’aereo e si potrebbe scegliere il treno. Come detto, già in passato si era parlato di questa proposta. Tra idee, dietrofront, ripensamenti. Fino al voto di martedì sera. Anche se le perplessità sono diverse. Come la prenderebbero i tifosi? La maggior parte è legata alla territorialità. Non vedrebbero di buon occhio un campionato misto, nella quale la metà sono squadre straniere. Le innovazioni dividono. Così se da una parte c’è anche chi fa notare che aumenterebbe lo spettacolo, dall’altra c’è il timore che tutto questo possa favorire i grandi club. Con le piccole realtà a fare da comparsa. In termini economici – perché è soprattutto questo quello che poi conta – studi recenti hanno quantificato in 343 milioni di euro gli introiti derivanti da marketing e diritti televisivi. Una spinta in più per il cambio epocale. 
IL CELTIC E LA LEGA NORDICA 
Ci sono altri esempi in giro nel Vecchio Continente.

In primis, il caso Celtic: 51 titoli nazionali vinti, ma (quasi) mai protagonista al di fuori dei suoi confini. In Scozia da anni c’è chi propone delle integrazioni di alcuni club della Scottish Premiership in Premier, nel campionato inglese. Infine, il Nord Europa. Anche Svezia, Danimarca e Norvegia avevano pensato alla stessa cosa. Riunire in un solo torneo i propri top club. Tra l’altro, nelle zone climaticamente più fredde si gioca da marzo a ottobre. Insomma, una sorta di Lega Nordica. Alla ricerca di competitività e soldi. Anche perché negli ultimi 10 anni – ed era il 2019 – l’Ajax è stata l’unica squadra non iscritta a una delle cinque leghe top a giocare la semifinale di Champions (oltre che disputare la finale di Europa League nel 2017). Gli altri percorsi significativi in Europa sono stati quelli dell’Anderlecht (tre volte ai quarti di Europa League), Copenaghen (una volta agli ottavi di Champions e una volta agli ottavi di Europa League) e del Genk (una volta agli ottavi di Europa League). Troppo poco. 

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