La grande sofferenza. Contro avversari blasonati, le squadre di Garcia sembrano incredibilmente fragili

La grande sofferenza. Contro avversari blasonati, le squadre di Garcia sembrano incredibilmente fragili
di Ugo Trani
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Giovedì 23 Ottobre 2014, 05:56 - Ultimo aggiornamento: 08:30
Piccolo contro le grandi. Eccolo il tallone di Achille. Anzi di Garcia. Qui e in Francia. Recidivo e quindi da analizzare nel rendimento così fragile quando il rivale è di primo piano. L'anomalia va presa di petto e subito stroncata. Perché alla lunga può incidere sul percorso della Roma. In Europa, dopo il nuovo 7 a 1 in Champions, e in Italia, dove però il gap con la Juve è stato sicuramente azzerato dagli ultimi investimenti di Pallotta. Chissà se ci penserà Rudi in prima persona, andando a capire come mai ha perso, in carriera, la maggior parte degli scontri diretti. Pure nelle annate migliori, quando ha vinto con il Lille. Presunzione, braccino o altro: la striscia negativa merita l'approfondimento. Il punteggio shock nella notte da incubo contro il Bayern, più che il risultato, non può far cambiare improvvisamente il giudizio sul francese. Che, come tra l'altro fanno di solito pochi suoi colleghi, si è anche preso la responsabilità per il flop inaspettato, almeno nelle dimensioni, contro i campioni di Germania.



PUNTO DI RIFERIMENTO

Il francese ha cambiato, in meno di 16 mesi, la Roma. Non tanto nell'assetto tattico, diventato comunque più equilibrato e organizzato, quanto nell'aspetto psicologico. Perché la mentalità, già dalla stagione scorsa, è quella della grande squadra. Con un'impronta ben definita e un atteggiamento sempre propositivo. Il top trainer che la società giallorossa, e soprattutto la nuova proprietà Usa, ha individuato per ripartire, dopo aver sbagliato in sequenza i tre tecnici che hanno preceduto il condottiero di Nemours. Il suo impatto è stato straordinario e non solo per le vittorie conquistate e i record ottenuti. Anche se poi ha spesso sofferto il blasone altrui.



STRANA PROFEZIA

«Da ragazzo sono caduto come Obelix nel calderone con la pozione magica. Da allora il calcio ha determinato la mia vita. L'allenatore è un bel lavoro, ma è fragile come un castello di carte. Anche dopo un anno di successo si può essere licenziati, come è accaduto a me a Lille. Ecco perché ho sempre una valigia pronta vicino alla porta». Quasi un presentimento alla vigilia del match contro il Bayern, nell'intervista rilasciata al Kicker. Da cinque stagioni, come è sintetizzato qui accanto, si inchina davanti alle migliori. Con la Roma è successo pure in Coppa Italia, semifinale di ritorno al San Paolo contro il Napoli: 3 a 0 più eliminazione. Con il Lille conquistò la Coppa di Francia senza incrociare il Lione e il Marsiglia e, il 7 novembre 2012 a Monaco, subì il 6 a 1, ancora dal Bayern con 5 gol addirittura in 33 minuti (martedì, invece, nei primi 35). Ultimo nel girone di Champions di quella stagione (3 punti) e anche della precedente (6 punti). Adesso è secondo, con 2 punti di vantaggio sul City e lo scontro diretto nella capitale il 10 dicembre.



DOPPIA RICADUTA

Il pari di Manchester, all'Etihad stadium,, lo ha illuso per quattro giorni. Niente inversione di tendenza, invece. Perché il 5 ottobre, allo Stadium, si è presentato Rocchi con il suo campionario di errori e, due giorni fa, all'Olimpico, è sbarcato Guardiola con la sua lezione di tattica. La forza di Garcia è nelle ripartenze. Non i contropiede efficaci, ma le grandi prestazioni (e vittorie) dopo le poche sbandate. I precedenti, anche in questa direzione, sono a senso unico.