Tiqui taca o tiki taken, il calcio senza confini:
il Barça e il Bayern del maestro Guardiola

Tiqui taca o tiki taken, il calcio senza confini: il Barça e il Bayern del maestro Guardiola
di Mimmo Ferretti
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Giovedì 23 Aprile 2015, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 14:52
Tiqui taca o tiki taken? Cioè, meglio il Barcellona di Guardiola o il Bayern di Guardiola? Ma, poi: la squadra tedesca è davvero così diversa da quella catalana? Il dibattito è apertissimo, e quei 26 passaggi che l'altra sera hanno portato il Bayern a segnare con Lewandowski la terza rete al Porto spingono a pensare che la differenza non è così marcata. C'è, in entrambi i casi, il dna, il marchio di fabbrica di Pep, che rappresenta un'inequivocabile base di partenza, oltre che una garanzia assoluta. Il Bayern di oggi e il Barça di ieri sono innanzi tutto due squadre super organizzate. Nulla è lasciato al caso, in ogni zona del campo e in entrambe le fasi di gioco. Con stelle di valore assoluto che si comportano da gregari, mettendosi al servizio dei compagni. Solisti più o meno eccellenti che seguono religiosamente uno spartito, proposto loro da una mente al di sopra di ogni discussione. Chi pensava che Guardiola in Germania avrebbe faticato a farsi capire, a farsi seguire e a imporre il suo calcio tecnico, deve mettersi l'anima in pace.

COLPI DI CLASSE
Possesso palla, tecnica individuale raffinata, velocità d'esecuzione di schemi definiti: quando hai questi valori, non c'è nazionalità o cultura che tenga. Se mai, si può dire che quel Barcellona era più spettacolare di questo Bayern. Perché al mondo esiste un solo Messi, un solo Xavi e un solo Iniesta. Questo Bayern, però, è sicuramente più solido di quel Barça. Al punto che, pur privo di gente come Robben, Ribery, Alaba, Benatia, Javi Martinez e Schweinsteiger, ha rimontato e strapazzato il Porto, volando in semifinale. Forse, un Barça senza Messi, Xavi, Iniesta, Piquè, Sergio Busquets e Dani Alves non ci sarebbe riuscito. Chissà. E se i catalani non si spostavano mai dal 4-3-3, i bavaresi sanno anche giocare in un altro modo: martedì sera hanno cominciato sotto il segno del guardiolismo più puro, cioè 4-3-3, ma si sono sistemati in fretta con il 4-2-3-1 e per i portoghesi sono cominciati i dolori. Come dire che il Pep di oggi è più duttile, più completo di quello che allenava in Catalogna. Ancora il miglior insegnante di calcio al mondo, in parole povere.