Atalanta, la fabbrica del gol. E bomber Zapata segna come CR7

Atalanta, la fabbrica del gol. E bomber Zapata segna come CR7
di Gianfranco Teotino
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Lunedì 21 Gennaio 2019, 10:30
Prima c’era solo il gioco, ora ci sono anche i gol. A raffica. Migliore attacco del campionato, e con un certo distacco, perfino. Un inedito per l’Atalanta delle meraviglie che non smette di meravigliare. I numeri sono talmente belli da far fatica a credere che possano essere veri. Soprattutto che possano essere confermati. Certo è che non si può più escludere la squadra di Gasperini non soltanto dalla corsa per l’Europa League, ma nemmeno dalla corsa per la Champions. Del resto, nel girone d’andata ha battuto Inter e Lazio, ha fermato la Juventus, ha pareggiato in trasferta con Roma e Milan. Cioè, fra le grandi, si è arresa esclusivamente al Napoli. Non aveva mai segnato così tanto l’Atalanta nella sua storia. Neanche nell’era Gasperini. Adesso siamo a 44 gol in 20 giornate: una media di 2,2 a partita. Abbastanza impressionante, per quanto le reti non siano state distribuite in maniera equilibrata. Un cambio di passo deciso pure rispetto alla magica stagione 2016-17, quella del quarto posto e della qualificazione diretta all’Europa League: allora quarto posto sì, ma soltanto ottavo attacco del campionato. Nelle prime due annate del Gasp, il centravanti, per lo più Petagna, era una boa in mezzo all’area, non un realizzatore. Ora invece c’è super Zapata, il bomber che non ti aspetti.

IL RUGGITO
Il Panterone è tornato a ruggire. Anzi, ruggisce come mai prima era riuscito a fare. I 14 gol segnati finora sono già il suo record personale in una stagione intera. Al massimo, in un campionato, ne aveva fatti 13, in Argentina, con gli Estudiantes. Si è svegliato all’improvviso, all’inizio di dicembre. Con i 4 di ieri, ne ha messi dentro 13 nelle ultime sette partite: destro, sinistro, testa, segna in tutti i modi. Zapata ha 27 anni abbondanti. E’ molto bravo, ma non è un fenomeno. Altrimenti ce ne saremmo accorti prima, pur considerando che in genere i centravanti puri maturano più lentamente. Invece, nella nazionale colombiana ha soltanto 5 presenze e nessun gol all’attivo; né in Colombia, né in Argentina, né in Italia è mai risultato davvero decisivo; con Napoli, Udinese e Sampdoria si è sempre comportato da professionista, senza però far pensare di essere al cospetto di un campione. I suoi meriti attuali perciò vanno condivisi con quelli della squadra e con quelli dell’allenatore.

TOP GASP
In questi tre anni la filosofia della società e quella di Gasperini, in buona sintonia, non sono cambiate, i giocatori invece sì. Anche il gioco è in continua evoluzione. La novità principale di questa stagione è il cambio di ruolo di Gomez: da seconda punta o ala sinistra a trequartista a tutti gli effetti, dietro due attaccanti, entrambi mobili, ma dalle caratteristiche diverse come Zapata e Ilicic. Restano immutati i meccanismi di difensivi e alcune marcature a uomo a centrocampo. Diverso lo sviluppo della manovra, ora impostata con l’obiettivo riempire il più possibile l’area di rigore avversaria. Il modo migliore per avere gol dal proprio centravanti. E’ la più inglese delle squadre italiane l’Atalanta di Gasperini. Sa giocare con la stessa alta intensità dal primo all’ultimo minuto: non si ferma neppure quando il risultato può essere ritenuto al sicuro e, al contrario, se è in giornata no lo si capisce subito. E’ inglese anche per quanto riguarda l’impiego dei giovani: nessuna paura, né della società, né dell’allenatore, di bruciarli o di esserne bruciati. Un mix di applicazione e coraggio che merita sicuramente un ritorno immediato in Europa. Addirittura in Champions? Difficile, non impossibile. Alla Roma, domenica, la prima risposta.

 
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