TEMPO ALLEATO
Definire a questo punto la stagione «positiva» appare quantomeno singolare. Il timore che il filotto finale in campionato possa aver regalato una percezione diversa esiste. Vanno tuttavia sottolineate due cose: 1) L’exploit non è servito a nulla se non a finire a 8 punti dalla Lazio (ad un certo punto il distacco era -20), quarta; 2) Anche se ricordarlo creerà qualche prurito, almeno in 4 gare casalinghe (Parma, Verona, Inter e Fiorentina) la Roma per una volta nella sua storia non è stata sfortunata a livello arbitrale, con decisioni che le hanno permesso di tenere a debita distanza il Milan. Il bicchiere, ad essere generosi, è dunque mezzo vuoto, anche contando gli infortuni a catena (oltre 50, di cui una trentina muscolari) che hanno costellato l’annata. Se erano motivo di critica per Di Francesco, il metro di giudizio non può cambiare. Chiaramente non è tutto da buttare. Paulo ha dimostrato alcune intuizioni tecnico-tattiche degne di nota (il passaggio dal 4-2-3-1 al 3-4-2-1, Mancini avanzato in mediana), capacità di gestire anche con il pugno duro alcune situazioni intricate (l’invito ad uscire dagli spogliatoi a Petrachi a Reggio Emilia; i casi Under, Kluivert e Zaniolo), un bon-ton nell’approcciarsi con i media non sempre di casa a Trigoria. Il passaggio di proprietà normalmente porta con sé rivoluzioni. Non dovrebbe essere questo il caso anche se Paulo è sotto osservazione. Il problema sono i tempi: molto ristretti. Tra 18 giorni la Roma si ritrova ed è ancora senza ds, al quale normalmente viene demandata (o con il quale si condivide) una scelta del genere. Fonseca, dunque, a meno di un ds che abbia già pronto un tecnico al quale affidarsi (ne parliamo nell’articolo qui sotto, ndc), avrà una nuova chance. La Champions sarà il metro di giudizio. Tre anni senza l’Europa che conta, potrebbe pesare anche ad un magnate come Friedkin.
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