La Roma resta ferma al Paulo: gli errori di Fonseca, l'inesperienza. La Champions è un dovere e un rischio

La Roma resta ferma al Paulo: gli errori di Fonseca, l'inesperienza. La Champions è un dovere e un rischio
di Alessandro Angeloni
3 Minuti di Lettura
Domenica 17 Gennaio 2021, 07:30

Tre indizi, fanno una prova. Le sconfitte fragorose contro Napoli, Atalanta e Lazio hanno più o meno la stessa matrice: risultato pesante con incapacità di reagire davanti alla difficoltà. E questo è avvenuto solo in parte a Bergamo, dove la Roma, almeno nel primo tempo, è stata in partita. I blackout vanno spiegati e risolti e tocca a Fonseca, che ieri si è confrontato con la proprietà - che ritniene inaccettabile la sconfitta nel derby - (ma non è a rischio, fanno sapere). Qualcosa deve fare, lui per primo. Sono troppe le volte in cui il tecnico ritarda l’intervento, osservando che la sua squadra affondi. Ecco le famose grandi partite in cui la Roma ha fatto poco, subendo tanto: Roma-Juventus 2-2, Napoli-Roma 4-0, Milan-Roma 3-3, Atalanta-Roma 4-1, Roma-Inter 2-2, Lazio-Roma 3-0, poi possiamo aggiungere anche Roma-Sassuolo, che non è per definizione una grande sfida, ma la squadra emiliana occupa l’ottavo posto in classifica e fino a poco tempo fa stava in zona Champions con la Roma. Diciotto gol subiti nei sette “scontri diretti” per le prime quattro posizioni. Con ventinove reti, la formazione di Fonseca ha la peggior difesa almeno di questo ventaglio di squadre (la peggiore tra le prime dieci, escluso il Benevento). I gol fatti, 37 (tra le migliori), la tengono ancora in corsa per il necessario posto in Champions, ma certi risultati confermano che il sogno scudetto debba essere lasciato nel cassetto. Ma questo non le veniva chiesto. Il dovere è il quarto posto, che potrebbe non sfuggire nel caso in cui l’allenatore riuscisse a correggere certi difetti ormai cronici. Il dato dice che, se Juventus, Atalanta e Napoli dovessero vincere le rispettive gare, la Roma si ritroverebbe sesta (e qui gli scontri diretti incidono), un po’ quello che è accaduto nella passata stagione. Perso il quarto posto, persa la tenuta psicologica. Evento da scongiurare quest’anno. Fonseca sostiene che battere le piccole o le big sia la stessa cosa. Probabile che abbia ragione, ma per ora i numeri dicono che il miglioramento rispetto allo scorso non c’è stato: sono 34 (manca quello di Verona, ancora sub iudice) i punti quest’anno, 35 erano un anno fa dopo diciotto giornate. 
I GIOVANI
Si sostiene spesso che i componenti del reparto difensivo giallorosso siano pieni di talento. Ibanez, Mancini, Smalling e Kumbulla, diciamo i quattro che ruotano di più. Reparto di qualità ma forse ancora acerbo. La prestazione di Ibanez nel derby ci dice questo, protagonista di errori suoi e indotti (Spinazzola). Le potenzialità dei calciatori della Roma sono indubbie, ma forse evaporano quando il livello si alza. Mettiamoci poi che lo Smalling che vediamo non è lo stesso dello scorso anno e il gioco è fatto. Errore dopo errore, arriva la figuraccia, a volte causata pure dai portieri.
SENATORI 
Il discorso “giovani acerbi” non sfiora solo i difensori, ma pure il centrocampo, dove Villar ha bisogno di crescere. Il ragazzo ha qualità, ma non è ancora decisivo: un assist (cross) e stop su 16 partite giocate in campionato, 9 di queste da titolare. Poco per un regista, uno con quel piede e con quella capacità di gestire il pallone. Lo stesso Fonseca ha parlato di «mancanza di esperienza per giocare contro certe squadre». Ma il problema non sono solo i giovani, Paulo lo sa. In certe partite vengono a mancare anche i così detti senatori. Detto di Smalling, va citato per forza Dzeko l’uomo più forte, quello con più esperienza, ovvero Edin Dzeko che, negli ultimi due anni di sfide con le big ha segnato solo cinque reti.

Con Fonseca in panchina. Un vizio

© RIPRODUZIONE RISERVATA