Se n’è avuta riprova sia sabato sera, quando Calvarese si era perso il fallo di mano di Ibrahimovic in occasione del gol, poi annullato, dello svedese; e sia ieri, quando Maresca non ha visto (ma la dinamica dell’azione non lo aiutava) il mano di Lazzari sul contrasto con Pandev. In entrambi i casi, i var Nasca (a Firenze) e Massa (a Genova) hanno evitato ai due direttori di gara in campo di commettere due errori. Riavvolgendo per un attimo il nastro, Calvarese sta chiudendo la stagione facendo sfumare l’idea di concedergli una deroga, così com’è avvenuto per Rocchi. Il suo stato di forma, nonostante le designazioni siano continue, sembra in forte calo, al punto che negli ultimi arbitraggi c’è sempre stata qualche (pesante) sbavatura. Segnale, appunto di una carriera che volge a conclusione. Da capire se per lui, come per Mazzoleni e Banti, si apriranno le porte della sala room di Coverciano.
Sembra la soluzione più probabile, soprattutto dopo che l’Aia ha lanciato il progetto di riunificazione delle Can professionistiche (A, B e C) per tornare giustamente indietro di una trentina di anni fa, quando gli arbitri a disposizione del designatore erano una cinquantina per tre categorie. Un gruppo di lavoro che consentiva designazioni di merito, legate al valore degli arbitraggi precedenti e dello stato di forma; e non certo condizionati, come avviene ora, alle necessità di “coprire” le 10 gare di serie A con i soli 21 arbitri a disposizione di Rizzoli. Così Fabrizio Pasqua, che ha pagato un Fiorentina-Juve balbettante, anzichè stare fermo due turni, sarebbe finito a dirigere in serie B per “ricordare”, a lui come tutti gli altri, che la serie A va conquistata sul campo, e non è una concessione divina
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