Shiva Amini, dall'Iran all'Italia: la ribelle esule per amore del calcio. Ecco perché ha rischiato il carcere

Shiva Amini, dall'Iran all'Italia: la ribelle esule per amore del calcio. Ecco perché ha rischiato il carcere
di Giuseppe Mustica
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Giovedì 4 Febbraio 2021, 07:40

«Del mio passato, per favore, vorrei parlare poco. Ho versato tante lacrime e ancora ci sto male, sono stati anni d’inferno. Ma da quando sono in Italia sto vivendo qualcosa di così bello che mi sembrava inimmaginabile. E non voglio certamente fermarmi». Shiva Amini è una ragazza iraniana che ha perso tutto. Famiglia, lavoro, fidanzato e il sogno di diventare una calciatrice professionista a tutti gli effetti dopo aver giocato nella nazionale di calcio a 5 e nella massima serie del suo paese per oltre 12 anni. Ma che sta cercando di riconquistare quella dignità che una partitella tra amici le ha tolto: tutto sfumato per quattro calci ad un pallone dati senza velo e con i pantaloncini corti mentre era in vacanza, a Zurigo. Un foto postata sui social che diventa ben presto virale e si scatena il finimondo: giornali, tv, e persino la sua allenatrice la mettono alla pubblica gogna. Era il marzo del 2017, da quel momento non ha mai più messo piede in Iran, entrata nella blacklist per un comportamento ritenuto contrario alle leggi e alla cultura del suo Paese. «Da quattro anni non vedo la mia famiglia. Rischiavo e rischio ancora il carcere. Non penso che mai potrò rientrarci». Rimane un anno in Svizzera, la paura di non vedere per chissà quanto tempo la luce del sole senza aver commesso nessun reato è enorme, poi conosce una famiglia ligure e le cose cambiano velocemente. Shiva dal 2018 è rifugiata politica e vive e lavora a Chiavari per l’Academy dell’Entella, società satellite di quella di Serie B. Allena i ragazzini nati nel 2008 e nel 2012: «Ho anche fatto il corso per arbitrare. Ma ho capito subito che non era la mia strada. Soffrivo troppo a vedere gli altri giocare» spiega sorridendo. Ed ha capito immediatamente che quel tesseramento propostogli dal Genoa Women non sarebbe mai andato in porto: «La federazione iraniana non mi avrebbe mai concesso il transfer per poter giocare qui in Italia. Quindi ho intrapreso un’altra strada, sempre in questo mondo. Il più bello».
L’OCCASIONE
Dal suo arrivo in Liguria si è messa sotto: studiare è fondamentale per lei e inizia con un corso d’Informatica all’Università di Genova: ma numeri e linguaggi di programmazione non le entrano proprio in testa.

Troppo attirata da quel pallone che rotola all’interno di un rettangolo verde. E allora, dopo tanti anni, riesce nel proprio intento. Alla sua storia s’interessa Luca Rossettini, difensore del Padova con trascorsi tra Bologna, Cagliari e Torino nella massima serie. E nasce questa possibilità: «Grazie all’Associazione Italiana Calciatori e all’Università telematica San Raffaele di Roma, avrò la possibilità di studiare Scienze Motorie curriculum calcio. Mi sentivo inadeguata, nonostante abbia già preso il tesserino Uefa C per poter allenare. Ma per lavorare con i più piccoli serve sempre qualcosa in più. Sono grata per l’occasione che mi è stata data. Non smetterò mai di ringraziare. È una sensazione meravigliosa». Shiva usufruirà di una borsa di studio che le permetterà di aumentare il proprio bagaglio tecnico e culturale. Un percorso che l’Università ha progettato con il patrocinio del Coni e della Figc e che orienta verso una conoscenza calcistica a 360 gradi: dalla parte prettamente tecnica a quella gestionale, passando per il reparto giuridico e finendo a quello organizzativo. «Adesso però dobbiamo salutarci, ho la pratica a scuola guida». La patente, un altro esame da superare. Sicuramente il più facile nella sua vita.

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