Dopo aver trascorso stagioni vagamente terrificanti (e con passo bilicante tra le categorie “Autunno del patriarca” e “Cronaca di una morte annunciata”, giusto per capirci), d’improvviso, la nostra Serie A è tornata a splendere. Scintille da fiaba. E così, nell’Europeo più folle e politicizzato della storia dell’universo, a gran sorpresa e contro ogni logica apparente, affiorano in superficie i tratti educati e rinascimentali del campionato italiano di calcio – un tempo immenso, oggi piccino ma ulceratissimo nello studiare da grande per il domani. Perché? Perché, lungo l’andare di Euro VentiVenti, i calciatori che giocano nelle squadre della A finora hanno segnato più di tutti e come nessuno. Ovvero. Trenta gol. O meglio: trenta dei 123 realizzati nel torneo, che gli appassionati di percentuali quantificheranno nel 24,39%. Insomma. Un quarto delle reti europee piove dall’Italia e, a ben pensarci, è certo una ragione di felicità per un campionato che fino a qualche stagione fa veniva bollato, nella più misericordiosa delle definizioni, come «poco allenante». E invece.
LA FANTASIA
E invece la Serie A è cresciuta, ha indovinato il modo esatto per risalire la parete liscia e verticale dello psicodramma e, adesso, può guardare dall’alto – pure con una tonnellata di leonina superbia – campionatoni tipo la Bundesliga (seconda a 26 gol), la Premier League (terza a 23), la tenera Liga (quarta a 8 – mammamia: soltanto a 8), la Ligue 1 (6) e il campionato portoghese (a 3). L’ha stracciati con la fantasia, si direbbe. Ed è affascinante curiosare tra le pieghe europee e, nello srotolarsi della mappa, scoprire che a lasciare più o meno distrattamente una firma sul torneo hanno contribuito anche il campionato belga, russo, croato, la Championship (che sarebbe la B inglese) e la Eredivisie con due gol ciascuno. E potrebbe anche essere serenamente finita qui, ma non è finita qui. D’altronde al gran valzer dell’arcobaleno del gol (arcobaleno, giusto, sì?) hanno preso parte pure (in ordine alfabetico) il campionato ceco, scozzese, slovacco, turco, ucraino e ungherese – tutti con un gol. Ah, e quasi dimenticavamo: s’è intrufolato pure quello cinese. Nientemeno.
GRANDI FIRME
E dunque adesso si levano ululati di giubilo dalle colline della Serie A.
All'Europeo c'è una Serie A da 30 e lode
di Benedetto Saccà
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Giovedì 1 Luglio 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 10:38
Una buona notizia, se non altro, dopo le imbarazzanti mancate genuflessioni «non condivise» della Nazionale. Agli amanti dei dettagli sarà grato sapere che i giocatori italiani (però non azzurri) andati a segno durante gli Europei sono stati finora 18. A guidare l’equipaggio è lo juventino Cristiano Ronaldo con cinque reti, seguito dall’interista Lukaku con tre, e da Perisic (un altro nerazzurro), dal laziale Immobile, da Locatelli del Sassuolo, da Pessina e Maehle dell’Atalanta e da Morata della Juve con due ognuno. E ancora. Ecco poi allargarsi i sorrisi di Gosens, Miranchuk e Pasalic dell’Atalanta, di Damsgaard della Samp, di Chiesa e Ramsey della Juve, del napoletano Insigne, di Pandev del Genoa, di Linetty del Toro e di Skriniar dell’Inter. Si sono arrampicati tutti a quota un centro. E quindi. A voler alzare lo sguardo per abbracciare ogni contorno, è un niente notare che – al di là del talento di Ronaldo e Lukaku (ma vabbè, sono di un’altra categoria) – l’Atalanta reciti da protagonista e, comunque, la classe media del nostro campionato sia il vero ossigeno che gonfia e restituisce la profondità e i confini del talento, e dell’ambizione, e della vivacità della Serie A nell’atlante del continente. Del resto bisogna sapere che pure sul piano degli assist il campionato italiano è decollato verso vette supreme: ora è planato sulla cima alta 17 gradini grazie soprattutto a Spinazzola, Gosens, Berardi e Kulusevski, autori di due servizi vincenti per uno. Ma è tutta la (riabilitata) Serie A a meravigliare e pare venuta «da cielo in terra a miracol mostrare», come scriveva Dante – bella di una nobiltà tecnica misurabile in numeri con mille zeri almeno.
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