Morto Agnolin, arbitrò 226 partite in serie A: rappresentò l'Italia ai Mondiali '86 e '90

Morto Agnolin, arbitrò 226 partite in A e rappresentò l'Italia ai Mondiali '86 e '90
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Sabato 29 Settembre 2018, 11:07 - Ultimo aggiornamento: 19:25

Ha arbitrato Maradona e Zico, Falcao e Platini, ha diretto una finale di Coppa dei Campioni e fischiato in due Mondiali (Messico '86 e Italia '90): con Luigi Agnolin, scomparso oggi all'età di 75 anni, se ne va un pezzo del calcio che fu, quello delle radioline la domenica pomeriggio e dei campioni che fecero grande la Serie A.
 



L'arbitraggio prima della Var, strumento moderno al quale ha continuato ad essere contrario fino all'ultimo. Tra i migliori arbitri italiani di sempre, di grande personalità e carisma in campo, il veneto Agnolin (nato a Bassano del Grappa) è sempre stato considerato un arbitro duro, rigido, irremovibile, protagonista di scontri, anche accesi, con giocatori e società, prima di diventare egli stesso dirigente di club (Roma, Venezia, Verona, Perugia). Rimase celebre il litigio in campo con Roberto Bettega, in un derby della Mole passato alla storia per il suo «Vi faccio un c... così!» (e che gli costò una sospensione di 4 mesi) più che per il risultato. Sfidare la Vecchia Signora nel 1980, gli anni della Torino capitale del regno Agnelli, era il simbolo di una filosofia di vita spiazzante.

Arbitro della vecchia scuola, Agnolin era solito passare per gli spogliatoi prima delle partite per fare l'appello dei giocatori, dai quali voleva uno scolastico «presente». I retroscena raccontano invece di un Falcao che, quella volta a San Siro, per tre volte rispose con un alternativo e laconico 'sì che forse mal fu interpretato dal fischietto di Bassano del Grappa che sempre quel giorno sventolò il 'rossò sotto il naso del 'Divinò dopo mezzora di gioco per il 'carrinhò, l'entrata a due piedi, che colpì prima la palla, poi Altobelli e mandò su tutte le furie Dino Viola. Episodi diventati letteratura e storia del calcio ma che certo non incidono sullo spessore arbitrale di Agnolin che sia quando arbitrava, ma anche dopo, si è sempre dichiarato contrario all'introduzione degli ausili tecnologici in campo.

In serie A diresse in totale 226 partite e rappresentò l'Italia al Mondiale 1986 in Messico e a quello organizzati in casa quattro anni dopo. Tra i migliori fischietti dell'epoca, Agnolin fu chiamato a dirigere due finali europee, la Coppa delle Coppe 1987 tra Ajax e Lokomotiv Lipsia (1-0 per gli olandesi) e, l'anno successivo, la Coppa dei Campioni tra Psv Eindhoven e Benfica (terminata 6-5 per i tulipani dopo i calci di rigore).
Terminata l'esperienza agonistica, Agnolin divenne designatore della Serie C prima di trasformarsi manager: dg della Roma (1994), a.d. del Venezia (1999-2000) e del Verona (2000-2001). Nel 2006, subito dopo lo scoppio di Calciopoli, fu scelto dall'allora commissario straordinario Guido Rossi per guidare per qualche mese l'Aia. Malato da tempo, dal 2013 si era ritirato a vita privata dopo aver ricoperto la carica di dg del Perugia per due anni (2011-2013). Nel 2012 Agnolin è entrato nella Hall of Fame della Figc. Oggi il cordoglio arriva dalla serie A, tramite Micicchè, e da tutti i 33 mila arbitri, con le parole del presidente Aia, Marcello Nicchi

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