Bianchini: «La Virtus Roma? Ci mancherà, ora saremo tutti più soli»

Bianchini: «La Virtus Roma? Ci mancherà, ora saremo tutti più soli»
di Marino Petrelli
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Venerdì 11 Dicembre 2020, 07:30

«Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria». Valerio Bianchini  allenatore di quel Banco Roma che tra il 1983 e il 1984 vinse lo scudetto, la Coppa dei Campioni e la Coppa Intercontinentale, cita Dante per per manifestare la sua tristezza per la scomparsa della Virtus . Eppure, da grande amante delle sorti del basket capitolino, aveva sperato fino all’ultimo in un “colpo di teatro” di Claudio Toti, come ci aveva raccontato due ore prima della diffusione della lettera di rinuncia del patron capitolino. «Aspetterei fino all’ultimo minuto perché Toti ci ha abituato a delle sorprese, magari al ribasso, ma vorrei sperare ancora che non abbandoni tutto», ci aveva detto.

La storia invece è cambiata…

«Nessuno si aspettava un finale diverso, era una forte speranza. Certo, l’orizzonte sarebbe rimasto sempre fosco, ma sarebbe stato un segnale di voler andare avanti, conservando il basket a Roma, che, avrebbe meritato, e meriterebbe, un’attenzione diversa da parte della città, delle istituzioni e dei media».

L’attenzione della città in cosa è mancata?

«Fare pallacanestro a Roma non è facile e va dato a Toti di aver resistito per vent’anni. Con cose buone, ma altre purtroppo che hanno penalizzato l’ambiente. L’autoretrocessione, ad esempio, è stato uno dei punti negativi di questa gestione. Il basket a Roma non è seguito, ha bisogno di comparire sui quotidiani della città, nelle famiglie, nei bar, invece in A2 ci fu un black out totale. Si è disperso un patrimonio di tifo, disabitui la gente ad andare al palazzetto e se non hai una squadra di buon livello è anche peggio. La città è refrattaria al basket, ma quando si è trattato di lottare per lo scudetto noi abbiamo riempito il Pala Eur».

E il Pala Eur oggi non è facile da riempire…

«E’ vero, ma con un progetto e una buona squadra si può fare. Lo zoccolo duro si è perso negli anni e in questo, purtroppo, Toti non ha aiutato molto con scelte poco comprensibili, come quella di non giocare la finale scudetto al Pala Eur, ma anche la scarsa comunicazione, pochissimo marketing e difficoltà nel creare un settore giovanile degno di tal nome e una prima squadra di buon livello. Vista così, si può anche capire che ci siano impedimenti da parte di eventuali compratori.

Ci sono l’Eurobasket e la Stella Azzurra in A2, ma il patrimonio della Virtus è inestimabile».

Parliamo delle “mancanze” delle istituzioni?

«Quando Veltroni era sindaco di Roma abbiamo avuto un grande appassionato del basket, poi l’attenzione è stata inferiore, ma non solo da parte del Comune. Roma deve essere un richiamo per tutti gli sport oltre al calcio. La mazzata finale è stata la privazione del palazzetto dello sport a tantissime società sportive. L’amministrazione decide di ristrutturarlo e manda a spasso le società romane, Toti ha fatto lo sforzo di andare al Pala Eur, che è una struttura privata, le altre squadre sono state costrette a d emigrare. Questo è stato il colpo finale, perché di quello promesso dall’amministrazione sono rimaste parole al vento».

Ha mai parlato con Toti della Virtus?

«No e mi dispiace. Claudio purtroppo si è sempre un po’ isolato dalla città, pensando di poter fare tutto da solo. Aggiungo un’altra cosa: a Cantù o a Pesaro, dove ho vinto gli atri scudetti, ogni anno c’è una celebrazione dello scudetto vinto. Qui a Roma nessuno ha mai fatto nulla. Ecco, anche queste piccole cose sono sinonimo di disinteresse che poi si ripercuotono sui tifosi e sulla scarsa attenzione che il basket ha sui media, anche se in fondo è anche colpa nostra all’interno del movimento quella di non saper comunicare bene il prodotto».

Cosa intende dire?

«Che il basket deve modernizzarsi, deve seguire più i tempi, deve essere valorizzato dai media e sui social. Prenda la vicenda Belinelli. La Rai cambia il suo palinsesto per il ritorno del giocatore, ma nessuno sa che non giocherà contro Sassari. Sarebbe bastata una semplice comunicazione per evitare un flop».

Ad aprile disse che fu un errore chiudere il campionato. Oggi le fa piacere che si giochi?

«Sì, fu un errore gravissimo. Si sarebbe dovuto dire: ora non giochiamo, ma a luglio facciamo qualcosa per riprendere e tenere alta l’attenzione. La Supercoppa italiana ha riavvicinato la gente, ma adesso bisogna assolutamente arrivare al girone di andata e poi valutare la situazione epidemica e la possibilità di fare un girone di ritorno ridotto o passare direttamente ai play off magari in una bolla. Scariolo mi ha detto che in Nba è stato fantastico, l’Italia potrebbe provarci».

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