Capitan Tonolli ora suona la carica
«Voglio battere Siena con la mia Virtus»

Capitan Tonolli ora suona la carica «Voglio battere Siena con la mia Virtus»
di Carlo Santi
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Venerdì 30 Maggio 2014, 12:57 - Ultimo aggiornamento: 12:59
stata un’avventura meravigliosa quella di Alessandro Tonolli a Roma. Un’avventura lunga vent’anni con la stessa maglia. Adesso siamo all’epilogo della carriera sul campo dello storico capitano della Virtus che a fine stagione lascia e la societ, in suo onore, ha ritirato la maglia di Tonno, la numero 8. Tonolli, ricorda l’inverno del ’94 quando arrivò a Roma?

«Serviva un’ala forte: si era infortunato Avenia e io ero un giovane di belle speranze. La società, con Giorgio Corbelli, ha provato a pescare nel suo vivaio e da Brescia mi ha buttato nella mischia della serie A».



L’allenatore di quella squadra era Attilio Caja, il coach con il quale è stato di più, sette anni.

«Ad Attilio devo molto. Mi ha dato fiducia e mi ha messo in quintetto a 19 anni. È stato lui a dare il via alla mia lunga carriera. Ricordo con piacere anche Vujosevic, il tecnico che ho avuto a Brescia e mi ha insegnato tanto. Ha preteso molto da me, è stato duro ma crescendo ho capito quanto è stato importante. Ce ne fossero come Vujosevic».



Venti anni a Roma. Viene da domandarsi: perché?

«Perché Roma è fantastica, l’ho amata subito e la maglia della Virtus è nel cuore. Non c’è mai stato un motivo per andare via anche se ci sono state richieste di altri club».



Lei è una bandiera, un termine che nello sport sembra non andare più tanto di moda.

«Negli anni, soprattutto negli ultimi, si guarda molto di più al contratto e si ragiona in termini di denaro. Io ho fatto una scelta diversa ma non critico chi non la pensa come me».



Qual è stata la soddisfazione maggiore avuta a Roma?

«La Supercoppa vinta nel 2000, ma non tanto per il successo: eravamo un gruppo omogeneo, con italiani giovani e americani “europei” che si sono integrati subito».



Lei parla del gruppo. Bello quello ma bello, anche, il gruppo di un anno fa.

«La Virtus della passata stagione aveva molte similitudini con la Virtus del 2000».



Con chi ha legato di più in questi anni?

«Faccio solo qualche nome: Sconochini, Righetti che è tornato qui, Datome».



L’attimo più brutto, inutile dirlo, è quello della morte di Ancilotto. Cosa ricorda di quell’agosto del ’97?

«Appena ho saputo, sono tornato a Roma: ero in Sicilia per le Universiadi. Ho capito subito la gravità della situazione. Davide ha lasciato un grande vuoto in ognuno di noi. Quello che lascia stupefatti, per capire l’amore che c’era con i tifosi, è vedere che dopo tanti anni lo ricordano tutti. Il suo è un ricordo indelebile».



Con la Virtus ha giocato due finali scudetto, entrambe perse contro Siena. Adesso è scoppiato il caso della Montepaschi. Cosa prova?

«Tanta rabbia, come ho tanta rabbia per la Coppa Italia persa per un punto. Quelle due finali lasciate a Siena fanno pensare, ma non voglio entrare in questa vicenda».



Domani, gara1 di semifinale, c’è di nuovo Siena da affrontare.

«E c’è ancora sete di vendetta».



Parliamo di futuro. Cosa farà Tonolli l’anno prossimo?

«Adesso mi sento ancora un giocatore e vorrei finire alla grande. Quando finirà il campionato, più tardi possibile, parlerò con la società. Resto, vediamo quale sarà il mio ruolo».
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