Petrucci: «Il basket è pronto a camminare da solo»

Gianni Petrucci
di Alessandro Catapano
4 Minuti di Lettura
Lunedì 27 Dicembre 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 17:11

Presidente Gianni Petrucci, non si è placato nemmeno a Natale, ha definito l’Eurolega un “circo”...
«Precisiamo: mi riferivo al fatto che non c’è merito sportivo, e si sottopongono i giocatori ad un calendario estenuante e stressante, che secondo me li sta distruggendo. Tutto questo, a discapito delle nazionali».
Che non hanno a disposizione i giocatori migliori, impegnati in coppa...
«Guardi, abbiamo deciso che in futuro convocheremo quando possibile anche i giocatori impegnati in Eurolega. Useremo il buon senso, perché non abbiamo intenzione di fare la guerra ai club. E certamente non entreremo in conflitto con Ettore Messina e con Milano. Però non saremo più silenti».
Ma il bene della Nazionale non dovrebbe venire prima di tutto, e per tutti?
«Non è più così, ma questo non riguarda solo il basket, ma anche il calcio».
Qualche anno fa era diversa anche la distribuzione alle federazioni dei contributi pubblici: l’ultima, firmata Sport e Salute, l’ha mandata su tutte le furie. E’ invidioso delle federazioni che hanno avuto un aumento più consistente?
«Ma per carità. La questione è più seria. Ci sono diverse cose che non condivido di Sport e salute. La distribuzione dei contributi è solo uno dei punti, ma è intollerabile quando affermano che i criteri adottati sono obiettivi. È un mistero».
Però sono arrivati più soldi allo sport italiano, no?
«Sì, ma a chi? E con quali criteri? Per esempio, hanno calcolato la differenza di tassazione che c’è tra sport professionistici e dilettantistici? Eppure, nei decreti che il governo ha varato per i rimborsi alle società, il calcolo ha premiato di più quelli maggiormente penalizzati, che hanno dovuto sostenere spese esorbitanti. Questo vuol dire che lo Stato conosce la differenza, ma Sport e Salute no. Ma in generale, io contesto la diversa filosofia di gestione, anche nelle iniziative che sono state prese e che nulla hanno a che fare con lo sport di base. In definitiva, se Sport e Salute vuole che il basket collabori, dovrà cambiare completamente filosofia». 
Altrimenti?
«In un momento normale, senza questa pandemia, il basket autonomamente produce l’80-85% di risorse proprie: significa che se vuole può essere autosufficiente. Se Sport e Salute intende andare avanti con la propria filosofia, noi andremo avanti con la nostra, prendendo un’altra direzione».
Sta dicendo che farete a meno del contributo dello Stato? 
«I nostri legali sono al lavoro». 
Chi può risolvere la situazione?
«Spero molto nell’intervento del sottosegretario Vezzali. E poi il dg di Sport e Salute, Diego Nepi, è una risorsa importante e Michele Sciscioli, a capo del Dipartimento Sport, è sempre disponibile con il basket». 
E il Coni?
«A Giovanni Malagò do un voto alto, è bravo ed è un gran lavoratore, Carlo Mornati conosce lo sport, a Tokyo ci è stato molto vicino».
Che voto dà al 2021 dello sport italiano?
«Bisogna dare 10, Tokyo è l’immagine più bella di sempre dello sport italiano, e lo dice il presidente del Coni più longevo dopo Onesti». 
E al suo basket? 
«Do 7, perché dopo 17 anni siamo tornati all’Olimpiade facendo quel miracolo contro la Serbia, e siamo arrivati ai quarti. Non è arrivata la medaglia? E poi abbiamo scoperto bei giocatori che ci assicurano un futuro». 
A proposito, la Nazionale è aperta a tutti, anche dopo gli eccellenti forfait di Tokyo?
«Per me Sacchetti deve convocare tutti i giocatori».
La deroga che ha concesso alla squadra multietnica Tam Tam è il primo passo concreto verso la concessione dello ius soli sportivo?
«Volevamo dare un segnale anche a chi ci governa. In tanti Paesi già lo fanno, certamente l’intervento di Draghi, Malagò e Vezzali mi ha facilitato. Continueremo su questa strada. Le racconto un aneddoto: quando siamo stati ricevuti da Draghi, ho chiesto: “presidente, posso andare avanti?”; la sua riposta è stata “Petrucci, deve!”». 
In questo 2021 ancora tormentato dalla pandemia, lei ha sfidato anche il Cts, per chiedere la riapertura dei palazzetti...
«Non vorrei essere contrario a chi gestisce la salute del paese, anzi vorrei potermi sempre fidare, ma è inspiegabile perché ad ogni decisione non ci possa essere una spiegazione».
Che 2022 si aspetta dal basket italiano?
«Sarò l’anno dei prossimi Europei, con un girone in Italia, a Milano.

Senza tralasciare ovviamente la qualificazione al Mondiale che porta a Parigi. Ci siamo tornati all’Olimpiade, non vogliamo più starne fuori».

© RIPRODUZIONE RISERVATA