Ma allora non era eterno. Dopo vent’anni di spettacolo, Pau Gasol dà l’addio al basket. Già. In una conferenza stampa ad alto tasso di malinconia, il campione spagnolo ha chiuso a quarantun anni un capitolo fondamentale della sua vita: «Mi ritiro dal basket professionistico. È una scelta difficile dopo tanti anni, ma anche meditata. Mi porta a un cambiamento, che dovrò sfruttare».
ALLA CONQUISTA DEL MONDO
Il sogno chiamato Nba prese forma nella Barcellona di fine millennio, quando il lungagnone catalano iniziava a far vedere all’Europa (e al mondo) che quelle mani delicatissime e quell’IQ cestistico non potevano essere sprecate in un campionato diverso dalla lega a stelle e strisce. Due annate con la canotta del Barça addosso, poi la chiamata al Draft come terzo assoluto nel 2001. Gli americani, storicamente autarchici nei confronti dei “loro” sport, fino a pochi anni prima guardavano i giocatori europei con molta diffidenza. Ma i tifosi dei Memphis Grizzlies, quando capirono che il giovane iberico era un campione, misero da parte i pregiudizi e si godettero anni d’oro.
EROE DI MEMPHIS
Per la franchigia del Tennessee, infatti, esiste un prima e un dopo Pau: senza di lui, mai erano riusciti ad arrivare ai playoff. Col suo avvento ci riusciranno per la prima volta nel 2003-2004 e per altre due annate di fila: Gasol (che al primo anno di blu-notte vestito aveva conquistato il premio di rookie dell’anno) è una macchina di punti e rimbalzi. Nelle sue sei stagioni e mezza a Memphis, Pau si guadagna un posto speciale nel cuore degli appassionati della palla a spicchi: grande agonista, mai scorretto, un trascinatore. E quando a febbraio 2008 decide di fare il grande salto, lascia il suo amato club nelle mani del fratello Marc.