Nba, la nuova stagione parte prima di Natale: ma senza bolla

Nba, la nuova stagione parte prima di Natale: ma senza bolla
di Marino Petrelli
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Venerdì 6 Novembre 2020, 09:30

La data è tratta: il 22 dicembre partirà la nuova stagione della Nba. Con 72 partite anziché 82 per ogni franchigia e l’ultima data utile per le “Finals” il 27 luglio 2021 in modo da permettere alle stelle statunitensi di giocare le Olimpiadi a Tokyo. L’ultima riunione tra Lega e Unione dei giocatori, in programma nella notte italiana, dovrebbe poi sancire un’ulteriore novità, forse la più importante: si cercherà di trattenere una piccola parte degli stipendi dei giocatori, si parla di quasi il 18 per cento, per due anni che dovrebbe portare nelle tasche dell’Nba tra i 720 e 800 milioni di dollari l’anno. Un buon viatico sulla strada dei risparmi già avviata grazie alla “bolla” di Orlando che ha rappresentato un modello per tutto il mondo. 100 giorni con zero casi di positività al Coronavirus. Un’operazione costata 180 milioni di dollari, ma che, secondo quanto riportato da Sports Business Daily, a fronte di questa spesa, avrebbe evitato perdite pari a 1.5 miliardi.

 
LA DATA
Cominciare prima di Natale serve per non perdere il “Christmas Day”, tradizionale giorno in cui l’audience va alle stelle e gli investitori sono più propensi a spendere. E considerato che il contratto da 24 miliardi di dollari in nove stagioni con Espn, Abc e Turner Sports scade nel 2024/25, perdere l’opportunità di giocare a Natale non sarebbe stato un buon biglietto da visita.

Scartata dunque la seconda ipotesi che prevedeva il “restart” al 18 gennaio 2021. Data che avrebbe comportato una perdita ulteriore di quasi 500 milioni di dollari, impensabile per la Nba che ha già perso quasi un miliardo nel periodo del lockdown a causa delle 258 partite cancellate. Il buco più grosso deriva dalla mancata vendita dei biglietti e dalle altre spese sostenute dai tifosi nelle arene durante le partite, voci pari al 40 per cento degli incassi complessivi della Nba, ovvero quasi 700 milioni di dollari. Adam Silver, Commissioner Nba, pensa poi ad un secondo sponsor sulle maglie, affare che già fruttato oltre 150 milioni di dollari alle 30 franchigie in questi tre anni. 


NIENTE TIFOSI
La prossima stagione si giocherà senza “bolle”, ma quasi sicuramente senza pubblico, almeno all’inizio. Un problema in più per i Toronto Raptors, che giocano in Canada e che rischiano di dover “emigrare” negli Stati Uniti qualora l’Nba imponesse alle franchigie di risiedere sul territorio statunitense. Si era fatta l’ipotesi di giocare a Louisville, scartata quasi subito. La squadra di baseball di Toronto, i Blue Jays, ha scelto Buffalo, a 150 chilometri dal confine. Patrick Mahomes, quarterback dei Kansas City Chiefs di football americano, ha invitato i Raptors a giocare nella sua città. Chissà se sarà ascoltato.

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