Basket, Lehmann fa coming out: «Sono stanco di vivere una doppia vita»

Basket, Lehmann fa coming out: «Sono stanco di vivere una doppia vita»
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Lunedì 18 Gennaio 2021, 16:09

Una lettera intima, coraggiosa, talmente tanto da renderla quasi difficile da digerire. Perché quello di Marco Lehmann - giocatore svizzero tra i migliori del basket 3x3 - è il racconto e sfogo di un ragazzo che non è libero di essere semplicemente ciò che è a causa dei tanti tabù sull'omosessualità di cui è pieno anche il mondo dello sport. Lehmann però ha detto "basta" e attraverso un articolo pubblicato dalla FIBA tre giorni fa ha scelto di fare coming out: «Ho deciso di non aspettare il ritiro prima di annunciare di essere gay. Come ho sempre sognato di dirlo? Mi immaginavo in campo a realizzare l’ultimo tiro decisivo, quello che mi consacra come MVP del torneo e per celebrarlo correvo a baciare in mezzo al campo il mio fidanzato. Purtroppo nulla di tutto questo è mai accaduto: non fraintendetemi, qualche tiro importante l’ho segnato, ma il resto non si è mai avverato».

«Non ero più felice nella condizione in cui mi trovavo, nonostante la pallacanestro mi stia dando tutto a livello professionale - continua Lehmann -. Sono convinto che un giocatore renda al meglio quando è in pace con sé stesso. Io sto vivendo il mio sogno sportivo, ma ogni volta ero costretto a inscenare lo stesso cambio di personalità: il mio fidanzato che mi accompagna in aeroporto e, una volta superati i controlli di sicurezza, lasciavo il gay fuori dalla porta e facevo spazio all’atleta privo di emozioni che preferisce essere schivo riguardo la sua vita privata».

Lehmann, che ha raccontato di aver sofferto anche di crisi di panico, spera che il suo esempio venga seguito anche da altri atleti che invece lottano ancora ogni giorno con la paura di essere giudicati: «Vi faccio due esempi - spiega - .

Un giorno sul bus mentre sonnecchiavo ho sentito dire ai miei compagni: "Per me l’omosessualità è segno di debolezza, immaginate se ne avessimo uno in squadra?”. Quanto mi sarebbe piaciuto rispondere a tono. Un’altra volta invece, durante un match, sono stato rimproverato per il mio scarso impegno: “Che stai facendo? Stai giocando come un gay! Nel secondo tempo datti una svegliata”. Quanto avrei voluto dire “sì, sono omosessuale”, ma non potevo». 

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