La notizia è arrivata all'improvviso, lanciata da un giornalista serbo su twitter e poi ribattutta da tutti gli altri media e ha fatto subito il giro del mondo. Ojo era nato a Lagos, in Nigeria, il 5 gennaio 1993, ma nel suo paese ha giocato a calcio fino a 17 anni. "Un giorno arrivò un signore e mi chiese cosa diavolo ci facesse un ragazzo di 2.15 in un campo da calcio. Mi convinse a provare il basket ma l'impatto fu traumatico - aveva raccontato in un'intervista -. Non potevo schiacciare perché l'unico campetto del mio quartiere aveva i canestri rotti e avrei rischiato di frantumare tutto, e non potevo stoppare tutti perché mi dicevano che facevo goal tending. Mi sembrava una regola assurda. Poi però grazie al basket sono riuscito a laurearmi in un college americano, a Florida State. Quello è stato il giorno più bello della vita di mia madre". Che oggi, siamo certi, lo piangerà come tutta la sua nazione e i suoi compagni di squadra.
La lista degli atleti stroncati da infarto durante l'allenamento o una partita si aggiorna tristemente con il giocatore nigeriano. Lo scorso dicembre aveva destato grande scalpore la morte di Alessio Allegri, 37 anni, capitano dell'Osl Garbagnate, morto dopo un malore durante una partita di serie C Silver. Aveva alzato un braccio come in un'ultima richiesta di aiuto e poi si era accasciato a terra. Allegri era una stella del basket minore lombardo, soprannominato per la sua stazza "Koeman", come il difensore della nazionale olandese. Undici giorni dopo la sua scomparsa era nato il figlio Liam, all’ospedale Sacco di Milano, lo stesso dove Alessio era stato trasportato in gravissime condizioni dopo il malore. Allora fu una staffetta tra la morte e la nuova vita. Oggi Michael Ojo lascia soltanto profonda tristezza.
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