Anche se nulla è stato deciso a livello federale e dalla Lega basket, queste partenze potrebbero essere la pietra tombale verso un campionato già sospeso e che rischia seriamente di essere chiuso anzi tempo, senza vincitori né vinti. Per il momento non chiamiamola ”fuga” , ma con la situazione in costante peggioramento anche in Usa, che ha chiuso tutti i voli da e per l’Europa, sembra quasi impossibile un ritorno alla normalità. La speranza è che questi giocatori non siano stati a contatto con qualche persona positiva o non siano essi stessi positivi, sarebbe un vero e proprio disastro.
LE SINGOLE SITUAZIONI
Ogni caso è diverso dall’altro. Tyler Stone, della Happy Casa Brindisi, approfittando della pausa dagli allenamenti stabilita dalla società pugliese, già lunedì mattina ha preso un volo per gli Stati Uniti, poche ore dopo il discorso del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che anticipava il secondo decreto ancora più stringente sull’emergenza Coronavirus e sull'esigenza di non lasciare le proprie abitazioni. Da noi interpellato l’ufficio stampa della squadra adriatica, ci conferma che il giocatore, come gli altri, è libero di rientrare al proprio domicilio. Quindi nessun caso, in caso di mancato ritorno si valuterà come comportarsi con il giocatore.
Così come David Logan e Jordan Parks. “I due ragazzi ci hanno detto di aver paura di non poter rientrare a casa in caso di eventuali blocchi dei voli per gli Stati Uniti - ha detto a TWM Radio, Max Menetti, allenatore della De Longhi Treviso -. E’ vero che non hanno risposto alla convocazione di lunedì e di questo dovranno assumersene la responsabilità, ma è anche vero che vivere una crisi di questo tipo, con le famiglie lontane non è facile. Questo è stato il loro modo di gestire l’insicurezza di non poter tornare a casa”. In realtà un tweet di Logan di questa mattina pare non lasciare dubbi: “That money not worth it... better get out in the morning”. La traduzione è semplice: “Per i soldi non ne vale la pena...meglio uscire la mattina”. In barba ai decreti dello stato italiano. La speranza è che lui, come gli altri, non siano venuti a contatto con persone positive o che loro stessi siano positivi. In questo caso, il ritorno a casa potrebbe produrre effetti ben più drammatici.
Che il campionato italiano sia agli sgoccioli appare chiaro, come probabilmente lo saranno tutte le competizioni sportive in Europa e forse nel mondo, dirlo il prima possibile forse aiuterebbe le società a rivedere i propri conti e i contratti firmati con i giocatori. Che, secondo il contratto collettivo, andrebbero onorati non avendo come in Nba clausole che permettano il mancato pagamento anche delle singole partite per "cause di forza maggiore", tra le quali epidemie e contagi a larga scala. Solo Pesaro ha già risolto i contratti con Williams e Thomas, volati in tutta fretta negli Stati Uniti, tutte le altre squadre hanno tenuto i giocatori in Italiaconcedendo qualche giorno di riposo. Cremona ha concordato con Diener, Happ e Matthews rientri temporanei in patria, Pistoia ha fatto lo stesso con Petteway. Sassari e Milano sono in quarantena fiduciaria. La materia è del tutto nuova, superata l'emergenza sanitaria che al momento è l'aspetto prioritario, ogni club avrà modo di chiarire questi aspetti. Per il momento, restiamo tutti a casa!
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