Scariolo: «Italia, ci vediamo a Tokyo 2021. Vorrei chiudere in un settore giovanile»

Scariolo: «Italia, ci vediamo a Tokyo 2021. Vorrei chiudere in un settore giovanile»
di Marino Petrelli
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Martedì 28 Aprile 2020, 21:57
"Italia Spagna degli scorsi mondiali In Cina è stata una partita molto particolare per me, sarebbe bello rivedersi alle Olimpiadi di Tokyo 2021. Ora sono concentrato ad allenare squadre di alto livello, ma vengo dal settore giovanile e vorrei chiudere la mia carriera in una squadra o un progetto giovanile". Sergio Scariolo, allenatore della Spagna campione del mondo e assistente allenatore dei Toronto Raptors campione Nba in carica, interviene sulla pagina instagram della Federazione italiana pallacanestro, nell'ambito del progetto del ministero dello Sport "Distanti ma uniti", un modo per parlare di basket in tempi di distanziamento fisico. Quasi 45 minuti di chiacchierata come sempre stimolante. L'allenatore, nato a Brescia 59 anni fa, vive questo periodo di coronavirus a Toronto, "senza particolari restrizioni imposte dal governo canadese. La città, pur avendo oltre tre milioni di abitanti, ha sempre rispettato le indicazioni delle autorità con grande senso civico e rispetto per le regole". Forse anche per questo, aggiunge, la situazione non è stata così grave come ad esempio negli Stati Uniti che dista da Toronto nemmeno due ore. 

Scariolo ricorda come "la squadra sia sta costretta a rispettare la quarantena preventiva essendo stata una delle ultime ad affrontare gli Utha Jazz dove sono risultati positivi prima Rudy Gobert, poi Donovan Mitchell. E' stato fatto tutto nel migliore dei modi e anche ora la salute viene prima di ogni cosa. La Nba ha fornito un memorandum per quando si potrà tornare ad allenarsi, molte squadre ancora non si sentono pronte, ma qui viene fatto tutto per garantire il massimo della sicurezza e il minimo del rischio". Poi, stimolato da alcune domande che arrivano nei commenti, aggiunge: "Lo scorso anno è stato fantastico, arrivare a Toronto e vincere un titolo Nba, seppur da assistente allenatore. Kawhi (Leonard, nda) è stato un giocatore stupendo, dentro e fuori dal campo. E' un ottimo ragazzo e ci aiutati tantissimo a vincere. Quest'anno ovviamente confermarsi per noi sarebbe stato difficile". 

L'esperienza di assistente in Canada riporta la mente a quando nel 1988, da vice di Valerio Bianchini, vinse lo scudetto con la Scavolini Pesaro e poi fece il bis nel 1990, ma da capo allenatore. "Ai tempi del primo scudetto avevo 27 anni e Bianchini fu un maestro perfetto per me. Qualche giorno fa è venuto a mancare, a causa del coronavirus, Ezio Giroli, il preparatore atletico di allora e questo mi ha rattristato molto - racconta Scariolo -. Nel 1990, pur avendo quasi l'età di molti giocatori di allora, o forse anche più giovane, facevo parte del gruppo da anni e mi rispettavano per questo. Nei giocatori non conta quello che hai fatto prima o quanti anni hai, è un bonus che ti puoi giocare, ma i giocatori vogliono che li aiuti a vincere e che tu sia onesto e leale con loro. Io lo sono stato sempre e loro con me". 

ITALIA - SPAGNA, NON UNA PARTITA QUALSIASI - Si torna ai giorni nostri, ovvero a quell'Italia Spagna che lo scorso settembre a Wuhan è stato lo spartiacque del mondiale di entrambe le squadre. "Non era una partita come tutte le altre, inutile negarlo. Noi avevamo un pò mascherato la squadra nelle prime partite, facendo ruotare tutti i giocatori e concedendo qualche minuto di riposo in più a qualche big, mentre l'Italia veniva già in ritmo e contro di noi si giocava tutto. Faticammo ad entrare in partita, anche perchè quella nazionale era solida. Per 35 minuti abbiamo sofferto, poi siamo stati bravi a indirizzare la partita sul nostro ritmo - spiega il coach poi diventato campione del mondo -. La vittoria in Cina arriva da lontano. Quando arrivai in Spagna mi sorprese la grandissima qualità tecnica dei giocatori e delle squadre, ma la tempo stesso la relativa bassa competitività delle loro squadre e su questo ho lavorato per migliorare ad alti livelli. Noi abbiamo un sistema molto rodato e tutti quelli che giocano in Nazionale entrano in questo sistema perfetto. Abbiamo sviluppato un'ottima comunicazione e grande fiducia, trasmettendo che tutto è esclusivamente per il bene comune e per vincere insieme, sia a livello giovanile che senior".

E aggiunge con un pizzico di orgoglio: " In Spagna, lavorare dall’accademia Under 12 fino alla prima squadra, è una catena, è tutto collegato. Il programma tecnico è unico e i successi che abbiamo anche nelle squadre juniores rappresenta il filo conduttore del progetto tecnico comune che la federazione spagnola ha avviato da anni. Tutti quelli che entrano in questa catena sanno sempre cosa vogliamo e cosa devono fare".

Finale dedicato ai futuri obiettivi. "Io mi sento allenatore di settore giovanile e spero di finire la mia carriera allenando una squadra giovanile di buon livello, oppure guidare un progetto di ragazzi da valorizzare. Tutta la vita ho allenato settore giovanile e mi manca quel tipo di formazione - conclude l'allenatore bresciano -. Mi riconosco nella forma sistematica di fare le cose, all’idea che ad ottobre non devo per forza arrivare a maggio per vincere, ma crescendo dei valori, dei ragazzi, degli ideali. Un giorno magari tornerò in quel mondo. Per ora, mi godo la Spagna e Toronto. E alla nazionale italiana dico: arrivederci a Tokyo 2021. Sarebbe il massimo ritrovarsi in Giappone".

 
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