Un anno senza Bryant: «Quella volta che Kobe ha giocato nel cortile di casa mia»

Un anno senza Bryant: «Quella volta che Kobe ha giocato nel cortile di casa mia»
di Marino Petrelli
4 Minuti di Lettura
Martedì 26 Gennaio 2021, 23:14

Kobe, un anno dopo. Un fiume di ricordi, tributi, commemorazioni. E se negli Stati Uniti non ci sarà nessun evento ufficiale né da parte dei Lakers e nemmeno in casa Bryant (“Nessun tributo per non riportare alla mente dolori troppo grandi”, ha scritto sui social Vanessa, l’altra figlia di Kobe), l’Italia ha voglia di ricordare il compianto campione che ha vissuto da noi otto anni. Lo fa per primo Gianluigi Corlianò che ricorda un aneddoto legato al piccolo Kobe e a una partita giocata dal papà Joe a Brindisi. “Era il 1986, Rieti venne a giocare a Brindisi e vinse la partita con un tiro da dieci metri proprio di Joe. La sconfitta decretò la quasi retrocessione di Brindisi dalla A2 alla serie B, poi in effetti retrocessa poche settimane dopo - racconta Corlianò -. Verso ora di cena, suonò alla nostra porta di casa Tony Zeno, allora giocatore a Brindisi che abitava nel nostro stesso palazzo, accompagnato da Joe Bryant e un bambino che a quel tempo aveva otto anni. Era Kobe, già alto e lungagnone oltre la media"

Corlianò, figlio di Antonio, futuro presidente della New Basket Brindisi dal 2004 al 2012 e prematuramente scomparso nel 2015 ma sempre nei cuori dei tifosi brindisini, e lui stesso arbitro e dirigente sportivo a più riprese, prosegue nel racconto: “Mia mamma preparò una ricca spaghettata, ma prima di cena Kobe aveva intravisto un canestro sul nostro terrazzo e ci chiese, in un perfetto italiano, se io e mio fratello Mino volessimo giocare con lui. Noi accettammo, ma lui era già una spanna nettamente superiore a noi che eravamo di poco più grandi di lui, sapeva tirare con buona tecnica e schiacciare senza paura. Dopo cena, ci mettemmo a giocare con l’Atari e vedere i cartoni animati alla tv. Quando andò via ci salutammo con un grande abbraccio. Non lo abbiamo più rivisto e purtroppo non abbiamo nessuna foto, pensare che non c’è più mi fa stringere il cuore e mi ha lasciato un grande vuoto”

Da Brindisi a Reggio Calabria, dove Joe giocò nella stagione 86/87 dopo aver lasciato Rieti. A raccontare un simpatico aneddoto su Kobe è Santi Puglisi, allenatore di quella Viola Reggio Calabria, ma per anni anche vice allenatore della nazionale con cui vinse l’oro agli Europei di Nantes nel 1983 e General manager di lungo corso alla VL Pesaro, alla Fortitudo Bologna e alla New Basket Brindisi. “Quando la famiglia Bryant arrivò a Reggio Calabria, Kobe aveva otto anni, anche se ne dimostrava già di più della sua età. Non si perdeva un allenamento del papà e si portava dietro un suo pallone sotto al braccio - racconta Puglisi, da qualche anno ritiratosi a vita privata a Fano -. Ogni volta che non utilizzavo una metà campo per gli allenamenti, Kobe si fiondava in campo e cominciava a tirare al canestro lasciato libero. Se stavo ancora finendo l’allenamento la cosa dava un pò fastidio per la concentrazione del resto della squadra e ogni volta gli dovevo chiedere: Kobe, please seat down.

Lui accettava, ma spesso mi sono ricevuto qualche vaffa in cambio”. 

COMMEMORAZIONI E LIBRI - Reggio Emilia si illuminerà in molti punti della città di giallo e viola questa sera per ricordare Kobe, che a Reggio ha vissuto e giocato due anni. Dalle 18 la piazza antistante il palasport reggiano si chiamerà “Largo Kobe e Gianna Bryant” e sarà inaugurata una mostra fotografica, realizzata in collaborazione con La Giornata Tipo, la famosa pagina che si occupa di basket, con immagini del passato di Bryant. A Cireglio, in provincia di Pistoia, dove ha abitato dal 1987 al 1989, grazie all’interessamento dei fan, il comune ha intestato a lui un piccolo campo di basket, mentre un giovane è riuscito a salvare il cartello stradale con il nome del Comune davanti al quale Bryant si fece un selfie quando tornò da queste parti anni dopo. 

Escono in questi giorni diversi libri dedicati al numero 24. Matteo Recanatesi e Marco Terrenato ripercorrono in "Kobe", edito da L'Airone, le tappe chiave della sua vita e della sua carriera. In mezzo, i profondi rapporti umani del campione. Con i primi allenatori e con gli amici italiani, con cui è sempre rimasto in contatto, i rapporti con il padre e le "donne" di casa. Una vita al massimo con tante luci e non meno ombre; una vita che è diventata un romanzo nel libro di Simone Marcuzzi dal titolo "Kobe. La meravigliosa, incredibile e tragica storia del Black Mamba”, edito da Piemme e disponibile nelle librerie. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA