Giordana Sorrentino: «La boxe non è solo degli uomini. A Tokyo manderò k.o. i pregiudizi»

Giordana Sorrentino: «La boxe non è solo degli uomini. A Tokyo manderò k.o. i pregiudizi»
di Gianluca Cordella
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Mercoledì 23 Giugno 2021, 07:30

A Tokyo, dopo oltre 100 anni, la boxe azzurra non avrà atleti sul ring. Niente panico: abbiamo scritto “atleti”. La atlete, invece, ci saranno. In quattro, capitanate da Irma Testa, che a Rio 2016 è stata la prima pugile italiana a partecipare alle Olimpiadi. Al suo fianco, lotterà Giordana Sorrentino – nata a Roma e poi abbracciata da Fiumicino - 21 anni e una carriera da predestinata. «La boxe è nel mio dna. Era pugile mio nonno, lo sono mio cugino e mio fratello. Che poi è quello che mi ha spinto sul ring».
Com’è cominciata l’avventura tra le 16 corde?
«Da piccola avevo scelto il pattinaggio artistico a rotelle. Poi ho avuto un brutto infortunio al ginocchio e per continuare avrei dovuto operarmi. Ma avevo solo 13 anni e non mi andava di finire sotto i ferri. Così mollai e a forza di andare in palestra con mio fratello finii sul ring anche io».
Si è trovata bene, pare...
«Abbiamo scoperto subito che questo sport faceva per me. Non avevo mai combattuto, ma avevo imparato tanto guardando la mia famiglia. Dopo soli tre incontri, a 14 anni sono entrata nel giro azzurro, a 18 anni nel gruppo sportivo dei Carabinieri. E ora, a 21, vado alle Olimpiadi». 
Da Roma a Tokyo, via Parigi...
«La qualificazione è stata complicata. Il torneo è partito a Londra a marzo 2020, poi è stato sospeso per Covid. È iniziato da lì un anno durissimo, a ottobre ho avuto il virus anche io. Tornare a combattere dopo un anno è stato difficile. Il ring è un’abitudine, devi starci tanto e alla fine affronti anche le sfide importanti come fossero sedute di guanti. Ma se perdi il ritmo saltano tutti gli automatismi».
Però in Francia le difficoltà sembravano superate?
«Bronzo e qualificazione olimpica non è male. Certo, avrei preferito l’oro ma quello magari me lo vado a prendere a Tokyo». 
Quante chance si dà?
«Il podio è alla portata. Ci sono tante atlete fortissime e in molti casi più navigate di me. Ma io comunque 50 incontri li ho combattuti, non sono una alle prime armi».
Avrete il peso della boxe sulle spalle: gli uomini sono rimasti a casa...
«A noi ovviamente dispiace per i ragazzi, siamo amici. Ma per noi è una cosa epocale e un’occasione per far ricredere molta gente».
In merito a cosa?
«C’è ancora il pregiudizio che la boxe sia uno sport da uomini. Nelle domande se femminilità e boxe possano convivere o in quelle esclamazioni come “wow, si sono qualificate quattro donne”. Ecco: vogliamo dimostrare che non c’è un pugilato da uomini e uno da donne. C’è il pugilato e basta. Ed è normale che ci siano donne brave con i guantoni».
Punti di forza e punti deboli sul ring?
«Sono molto potente. Quando le avversarie sentono il mio pugno indietreggiano. Il difetto è l’altezza, 1 e 54, a volte affronto ragazze che hanno 20 centimetri più di me, la differenza di allungo è notevole». 
Dalla potenza nasce il soprannome Caterpillar?
«No, quello me lo ha dato mio padre quando ero piccola. Ero un carrarmato, andavo in palestra e facevo a cazzotti con chiunque. Adesso sono diventata più tecnica e impostata».
È cambiata così anche giù dal ring?
«No, fuori sono sempre stata molto tranquilla e solare. È sul ring che mi trasformo».
È amica di un altro pugile romano, Guido Vianello, che dopo Rio ha mollato il dilettantismo per inseguire il sogno da Pro...
«Voglio farlo anche io. Dopo le Olimpiadi studierò bene la cosa. Anche per questo spero in un risultato importante. Poi il mio stile di boxe si addice molto al professionismo». 
Valigie pronte per gli Usa?
«Vediamo. Guido lo ha fatto, io forse non ce la farei».
E nella valigia per Tokyo cosa non mancherà?
«La tuta per sudare. Ho difficoltà a fare il peso per stare nei 51 chili, la bilancia è la mia prima avversaria».
Dopo il Giappone che farà?
«Staccherò due settimane ma poi il richiamo del ring si farà sentire e ricomincerò a lavorare.

E poi devo prendere la patente: non ce l’ho ancora e non riesco a trovare il tempo per studiare...».

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