Venturini, l'uomo che sconfisse i ghiacci

Venturini, l'uomo che sconfisse i ghiacci
di Francesco Malfetano
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Lunedì 21 Gennaio 2019, 14:15
Sfidare la natura e le sue condizioni più estreme: Paolo Venturini lo ha fatto di nuovo. L'ultramaratoneta padovano infatti, ieri ha percorso in Siberia ben 39 chilometri a oltre 50 gradi sotto lo zero. In quasi quattro ore (3h 54'10'') il sovrintendente della Polizia di Stato e atleta del Gruppo sportivo Fiamme Oro è riuscito a coprire i chilometri che separano Tomoton da Oymyakon, i due luoghi abitati più freddi al mondo. Si tratta di villaggi sperduti nelle gelide distese della Sacha-Jacuzia, una regione orientale della Russia siberiana, che mai prima d'ora avevano visto un'azione del genere. La quasi maratona a meno 52 gradi - temperatura rilevata da una serie di termometri Delta OHM, certificati a livello mondiale - ha reso Venturini l'unico uomo ad aver corso per chilometri nel posto più freddo al mondo.
PARLA IL CURRICULUM
Un'impresa straordinaria che solo l'atleta-poliziotto poteva affrontare: il cinquantunenne infatti, è un habitué delle maratone estreme e ne ha già corse più di 20. Negli anni Venturini ha sfidato i suoi limiti e quelli della scienza affrontando la bollente Valle della Morte nel Nevada, scalando di corsa il vulcano ecuadoriano Chimborazo - la cui cima è considerata il punto più lontano dal centro della Terra - e soprattutto sconfiggendo, poco più di un anno fa, l'altopiano iraniano del Gondon Beryan: «Dicevano che era quasi impossibile condurre test di super resistenza a temperature di +60 gradi - dichiarò di ritorno dalla Persia - Io sono tornato a casa con il record del mondo». Gesta incredibili che accanto a quella di ieri rischiano addirittura di sfigurare perché in letteratura non esistono riscontri reali e scientifici sugli effetti di un'attività aerobica così intensa in condizioni proibitive come quelle siberiane. Le temperature registrate nella Sacha-Jacuzia sono difficili da ricreare persino in laboratorio; una complicazione non da poco che ha costretto Venturini ad ingegnarsi per riuscire a preparare quella che è stata ribattezzata Operazione Mostro di ghiaccio: «Da noi un freezer o una cella frigorifera arrivano a -25 °C - ha spiegato in una recente intervista - per cui era difficile replicare le condizioni della Monster Frozen. Ma alla fine abbiamo trovato la soluzione: un abbattitore per il tonno di un'azienda che ha questa stanzetta dove le temperature scendono fino a -52 °C. Lì ho potuto fare dei test». Una preparazione intensa che ha portato il runner padovano sia a ideare nuove tecniche di allenamento che a sfruttare nuovi materiali tecnici appositamente progettati per la sfida.
AIUTO TECNOLOGICO
D'altronde, come lui stesso ha dichiarato, con «forte motivazione» e «tecnologie moderne», è possibile realizzare cose che «vanno oltre ciò che è stato accettato e stabilito». Alzare l'asticella insomma, non solo per sfidare i propri limiti ma anche per portare «a casa risultati che possono essere usati a beneficio della scienza e dello sport». Proprio per questo l'atleta della Polizia di Stato è stato accompagnato da due medici del dipartimento di Medicina dello sport dell'Università di Padova, un traduttore e un accompagnatore, insieme a due esperti in medicina del freddo dell'Università di Yakutsk. Svolgere attività sportiva in condizioni climatiche estreme offre la possibilità di testare le reazioni del corpo umano, aprendo quindi nuovi spazi per la ricerca scientifica. Le difficoltà principali derivano dal fatto che respirare aria così fredda provoca il congelamento delle prime vie respiratorie, problemi ai denti e agli alveoli polmonari. In sostanza, il risultato raggiunto dal superpoliziotto, non è solamente un'impresa sportiva senza precedenti ma l'ennesima sfida lanciata dall'uomo alla natura, alla scienza e a se stesso. «Sono ancora alla ricerca dei miei limiti» aveva infatti dichiarato Venturini prima di partire; ora saprà con certezza che quei limiti non si trovano in Siberia.
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