Tronchetti Provera: «Luna Rossa un capolavoro tecnico e umano»

Tronchetti Provera: «Luna Rossa un capolavoro tecnico e umano»
di Francesca Lodigiani
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Giovedì 18 Febbraio 2021, 07:40

Marco Tronchetti Provera, classe 1948, segno zodiacale Capricorno - in finlandese Kauris, il nome delle sue barche - milanese, bocconiano, imprenditore di lungo corso, Cavaliere del Lavoro, Amministratore Delegato di Pirelli e, soprattutto, velista appassionato, molto appassionato. Tanto che è frequente vederlo issare le vele e al timone fare due bordi in Tigullio, il Golfo sul quale si affacciano Portofino, Santa Margherita Ligure, Rapallo e Zoagli. Per il puro gusto di farlo. Pirelli è co-sponsor di Luna Rossa, la fascinosa barca made in Italy, star nel Golfo di Hauraki.
Segue la querelle a Auckland in lockdown 2, con Luna Rossa che vuol tornare a correre e neozelandesi e inglesi che spingono per un rinvio al 26 febbraio? Le regole però dicono che se la Prada Cup non si conclude per il 24 febbraio, vince chi ha più punti, cioè Luna Rossa...
«Certo. Ovviamente non ci sono dubbi. Le regole sono chiare: ci sono le condizioni per regatare. Ma siamo abituati alle “distorsioni”, ai movimenti paralleli in Coppa America. Spero le cose vadano a posto, anzi sono convinto che venerdì si torni a correre. Se no fuori, come da Istruzioni di Regata».
Luna Rossa, un ritorno di fiamma dopo Valencia 2007?
«Sì, perché non si può resistere a un’avventura simile, come al Motosport, come alla Formula 1. La tecnologia è a livelli altissimi e si va ad affrontare i neozelandesi, i più forti».
Non c’entra la sua passione?
«No è una scelta dell’azionista, per il contesto tecnologico, per la visibilità che sta andando oltre le aspettative con la rete piena di splendide immagini di Luna Rossa. La mia passione va tenuta a freno, ma in questo caso c’è stata convergenza».
Si aspettava questa ascesa della Luna?
«Io sì, ho grandissima fiducia in quel che è stato fatto e in Max Sirena, un uomo speciale che ha saputo costruire un team fortissimo. In queste regate il team è importante. Vincono i team. Lo vedi in partenza, nelle manovre. Con vento stabile e velocità, come ora, simile, è il fattore umano fa la differenza».
Come segue le regate?
«Da appassionato, di notte. Non ho neppure bisogno di sveglia, ho un meccanismo automatico che mi fa aprire gli occhi alle 3. Ora alle 4, ho dovuto re-settarmi per la finale».
Affascinato da questi oggetti: barche, ma volanti?
«Moltissimo, permettono regate con le caratteristiche della Coppa America, ma a una velocità tre volte maggiore».
Appassionato di tecnologia e innovazione, di Luna Rossa ha seguito sviluppo e realizzazione?
«Per quel che ho potuto, sì. Un concentrato di evoluzione per materiali, software, idraulica. L’Italia ha dimostrato di avere eccellenze in tecnologie sofisticate, come Persico, Cariboni».
È andato da Persico a Nembro durante la costruzione? 
«Sì, alcune volte. Bello vedere come lavorano, come spingono l’uso del carbonio al limite. Hanno anche costruito per tutti gli AC75 gli arm, i bracci, la parte one design dei foil».
Dici Pirelli pensi alle gomme su cui avanzano le macchine. Il logo Pirelli è sui foil di Luna Rossa, le appendici che fanno avanzare, ma in volo. Quale il contributo di Pirelli alla Luna sotto il profilo tecnologico?
«Per materiali, aerodinamica e idrodinamica. Una sinergia con Design Team di Luna Rossa e il cantiere Persico».
Pensieri su Jimmy Spithill e Checco Bruni?
«Hanno messo in difficoltà il più grande timoniere di questa epoca. Sir Ben ha sofferto da questo team. Max Sirena è stato bravo col contributo tattico di Sibello. Forza e aggressività di Luna Rossa e efficienza di barca, foil e equipaggio, hanno creato nervosismi. Con due timonieri c’è più stabilità piuttosto che uno che salta da una parte all’altra a 40 nodi di velocità».
Cosa pensa di Emirates Team New Zealand?
«Bravi, camminano molto con vento, hanno dietro il paese».
Mai navigato su Luna Rossa?
«A causa del lockdown purtroppo no. Mi piacerebbe farlo, ma da equipaggio, non mi cimenterei come timoniere...».
La barca su cui si è divertito di più?
«Il J24, monotipo su cui ho fatto tante cose divertenti, anche il mondiale di Napoli con 80 barche, vinto da De Angelis».
La barca del cuore?
«Sempre quella che lascio. È una sofferenza, penso di tradirla. Poi mi abituo e apprezzo la nuova, che ne prende il posto».
Programmi di navigazione con Kauris IV, l’ultima barca?
«In Mediterraneo, il mare più bello del mondo».
Il suo mare preferito?
«In Italia ci sono tanti posti magici.

La Sardegna, l’Argentario. Quello che amo di più, perché l’ho vissuto di più, è il Tigullio».

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