Trials Usa, JuVaughn Harrison vince le finali di salto in alto e salto in lungo

Trials Usa, JuVaughn Harrison vince le finali di salto in alto e salto in lungo
di Piero Mei
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Lunedì 28 Giugno 2021, 12:56 - Ultimo aggiornamento: 17:14

Mr. Jumps, il Signor Salti, ce l’ha fatta. È così che chiamano JuVaughn Krishna Blake Harrison: ai Trials americani a Eugene nell’Oregon ha vinto le finali del salto in alto e del salto in lungo e si è qualificato per entrambe le specialità nelle Olimpiadi di Tokyo. In alto è salito oltre l’asticella a 2,33 metri, non sbagliando un colpo dal 2,21 in poi, sempre al primo tentativo. Darryl Sullivan, classificato secondo, aveva avuto, nella stessa serie, un paio di inciampi a 2,24. Questo ha fatto la differenza tra i due saltatori. Harrison ha tentato due volte 2,36, sbagliando in entrambe le occasioni, Sullivan ha tentato il colpaccio provando a 2,39: altro errore. Harrison ha rinunciato al terzo tentativo: aveva da fare altrove, nella pedana dove stava cominciando il salto in lungo.

Poi il clima gli ha dato una mano: lo stadio era una fornace, 42 gradi misurati, percepito un inferno e la gara del lungo è stata posticipata di qualche ora, mettendola in programma con il fresco della sera.

In questa sua seconda specialità, Mr. Jumps è stato ugualmente primo, con la sua miglior misura che è stata di 8,47 metri, che è anche il suo primato personale migliorato di un centimetro. Nell’alto il personal best è di 2,36.

JuVaughn è nato in Alabama, come Jesse Owens e Carl Lewis, il 30 aprile 1999 da genitori giamaicani. La mamma, Giorgia Harrison, era anche lei atleta. JuVaughn ha cominciato con la velocità, come tutti i bambini giamaicani e poi è passato ai salti. Aveva già vinto le due specialità ai campionati NCAA. Gli chiedono sempre quale delle due preferisca, in una versione atletica del "vuoi più bene a mamma o papà” e lui risponde: «Prima mi piaceva di più l’alto, ora sono proprio uguali: mi piace saltare in verticale e in orizzontale».

Due poltrone per uno

L’ultimo americano a partecipare nella stessa edizione dei Giochi Olimpici fu a Stoccolma 1912 Jim Thorpe, Wa-Tho-Huck secondo il nome originario di nativo americano che era, Sentiero Lucente.

Giudicato il più grande atleta di sempre, si classificò quarto nell’alto e settimo nel lungo, ma vinse l’oro sia nel pentathlon che nel decathlon. Fu poi squalificato per professionismo perché si scoprì che aveva riscosso piccoli rimborsi spese per partecipare ad incontri di football americano. Gli furono tolte le medaglie, che gli vennero restituite soltanto post mortem.

Il primo uomo a partecipare al lungo e all’alto fu Ellery Harding Clark, studente di Harvard che faceva parte della squadra americana per Atene 1896, primi Giochi Olimpici dell’Era Moderna. Vinse l’oro (che tale non era se non idealmente: le medaglie al vincitore erano d’argento e si premiavano solo i primi due) sia nell’alto che nel lungo, impresa mai più riuscita a nessun atleta. Le sue misure furono rispettivamente di 1,81 metri e di 6,35.

L'accoppiata

Giuseppe Baguzzi ha pubblicato una classifica datata 2016 che ha messo a confronto i risultati ottenuti dai saltatori sommando, con i punteggi validi per il decathlon, i risultati ottenuti da ciascuno nei due “voli”.

In questa classifica tra i prevalentemente altisti risulta primo il tedesco Dietmar Mogenburg, che fu primatista mondiale nell’alto, con 2,39 e 7,76; seguono Lauterbach, tedesco, 2,30 e 8,35, e Smith, americano, 2,33 e 8,01. Anche il mitico sovietico Valery Brumel tentò la doppia avventura, chiudendo con 2,28 e 7,65.

Tra i prevalentemente lunghisti il primo posto spetta a Mike Powell grazie al mondiale che è ancora suo dal 1991, 8,95. In alto si è fermato a 2,13. C’è anche un italiano in classifica: Andrew Howe, 8,7 nel lungo e 2,06 nell’alto.

Terzo record e terzo posto

Terzo posto nei 200 metri per il diciassettenne Erryion Knighton e terzo record del mondo Under 18 e Under 20. Ha corso la finale in 19.84 ma si è dovuto arrendere a Noah Lyles, che si era “acquattato” in 19.91 in semifinale e che ha vinto in 19.74, miglior prestazione mondiale stagionale. A fine gara Noah si è inginocchiato sulla pista a mani giunte: per lui Black Lives Matter, senza tanti sofismi né distinguo-

Il ritorno di Bobby

Bobby Kersee, marito e allenatore di Jackie Joyner, coach anche di Florence Griffith, Gail Devers e Allyson Felix nella sua straordinaria carriera in California e nel mondo, ha presentato un’altra allieva mondiale: è Sydney McLaughlin che ha vinto i 400 ostacoli in 51.90 nuovo record. E’ la prima donna a infrangere il muro dei 52 secondi: il precedente era dell’americana Dalilah Muhammad con 52.16, e seconda a Eugene.

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