Tour de France, i corridori chiedono più sicurezza

Tour de France, i corridori chiedono più sicurezza
di Francesca Monzone
3 Minuti di Lettura
Venerdì 20 Luglio 2018, 12:36 - Ultimo aggiornamento: 12:38

Questione sicurezza al Tour. Vincenzo Nibali, uno dei possibili vincitori della corsa francese 2018, è quello che più di tutti ha pagato per la follia del pubblico e la mancanza di grande sicurezza. Le polemiche sono già arrivate. La maggior parte delle lamentele si sono alzate dai corridori e dalle loro squadre: nessuno si sente sicuro. Alcuni hanno evidenziati come quello del corridore sia un lavoro da tutelatre, e non è giusto finire a terra per l’euforia o il gesto sconsiderato di qualcuno.
Nei commenti diffusi sui social, molti fanno notare come ci siano tante campagne per la sicurezza stradale. Si sostiene che sia un diritto di tutti poter passeggiare o allenarsi sulle strade, ma poi questo diritto viene meno proprio mentre si sta svolgendo una corsa così importante.
Questi casi di euforia che sfocia in una follia senza controllo si erano visti già nel 2016 proprio al Tour de France quando Froome, allora in maglia gialla, per un guasto meccanico sul Mont Ventoux non poté essere raggiunto dall’ammiraglia a causa del pubblico in delirio che ostruiva il percorso di gara. Quelle immagini del keniano che correva a piedi sulla strada facendosi largo tra la gente, fecero il giro del mondo. Quel giorno Froome perse la maglia di leader per questo, maglia che gli fu restituita dalla giuria che azzerò i distacchi.
Oggi purtroppo nulla è cambiato e nell’evento sportivo tra i più seguiti al mondo, terzo per numeri dopo Olimpiadi e mondiali di calcio, nulla è cambiato. Oltre alla sicurezza dell’atleta che deve venire al primo posto, sono tanti a non considerare quanto lavoro e impegno economico ci sia dietro un corridore. C’è il lavoro di un’intera squadra in azione per il suo capitano, ci sono i meccanici, i massaggiatori, i medici e i dirigenti e poi gli sponsor che garantiscono con la loro presenza la sopravvivenza di un team.
Il ciclismo è uno sport particolare, un uomo su una bicicletta corre veloce e non ha protezioni, può perdere perché non è al massimo della forma o perché qualcuno è più forte di lui. Si può cadere perché si prende male una curva, si scivola o c’è un contatto con altri corridori, ma di certo un corridore non può ritirarsi da una corsa, perché sulla strada non c’erano i dovuti controlli, perché mancavano le transenne che hanno permesso al pubblico, circa un milione, di invadere la strada.
A causa di tutto questo ci sono persone  che con la loro condotta dimostrano di non amare questo sport. L’atleta finisce a terra e si fa male seriamente, chiudendo le possibilità di vittoria e gettando al vento il lavoro di un’intera stagione.
Nibali tutto questo lo ha già provato sulla sua pelle in un’altra occasione anche se allora, a 11 chilometri e mezzo dal sogno, finí a terra. Accadde a Rio de Janeiro, alle Olimpiadi che si apprestava a vincere. Quella volta petó a tradirlo fu la strada e non ostacoli d pubblico.


 
© RIPRODUZIONE RISERVATA