Tortu, da Madrid a Madrid: sulla pista del record per rinascere

Tortu, da Madrid a Madrid: sulla pista del record per rinascere
di Gianluca Cordella
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Lunedì 14 Giugno 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 16:02

Da Madrid a Madrid. Lì, dove tutto è cominciato, Filippo Tortu torna per ritrovare se stesso e lo smalto smarrito. Anno 2018. Il velocista azzurro, che all’epoca ha solo 20 anni, esplode come un elettroshock nell’atletica agonizzante di quel periodo (ai mondiali dell’anno prima l’Italia si è aggrappata al bronzo di Antonella Palmisano nella 20 km di marcia): in Spagna corre i 100 in 9.99 battendo lo storico record di Pietro Mennea (10.01, datato 1979) e diventa il primo italiano a rompere la barriera dei 10 secondi nella gara regina della velocità. Il talento c’è, l’età anche. Sembra l’inizio dell’ascesa di un campione. E invece. 

INFORTUNI E COVID
Va detto: al povero Filippo, da allora, è capitato un po’ di tutto. A cominciare da una serie di fastidi muscolari che lo hanno obbligato in più di una circostanza a ripartire dal via. E poi, come tutti, ha pagato il black out mondiale causato dal Covid (che lo ha anche contagiato).

Uno stop che nel caso di un atleta così giovane e in fase di sviluppo, ha conseguenze peggiori rispetto a quelle affrontate da campioni più navigati. Ma, tra un problema e l’altro, il Tortu post record è comunque sempre riuscito a far intravedere bagliori di sé (come, ad esempio, con la finale raggiunta ai Mondiali di Doha 2019). C’era un problema di costanza, insomma, che però veniva di volta in volta cancellato quando arrivava la spallata del risultato convincente. Che, al momento, è quello che manca del tutto a Filippo. 

Un problema non da poco considerando che alle Olimpiadi manca poco più di un mese e che l’azzurro non ha ancora fatto segnare il minimo richiesto per il pass diretto (10.05). Le due uscite stagionali sono state tutt’altro che positive. A Rieti, sulla velocissima pista che vide Asafa Powell portare il record del mondo a 9.74, Filippo si è fermato a 10.18 e poi ha rinunciato alla finale a causa di un fastidio al bicipite femorale destro. Sabato, a Ginevra - dopo aver disertato il Golden Gala non senza qualche bocca storta - non è andato oltre 10.30 in una gara piuttosto modesta (vittoria al francese Fall in 10.26, davanti al 10.29 del keniano Odhiambo). «Avrei dovuto correre più forte di come ho fatto», l’analisi all’arrivo di Filippo che è il primo a sapere di essere in ritardo con la condizione. Ed è un problema non da poco per l’Italia. Non tanto per i 100, dove le chance di medaglia sono comunque ridottissime (Tortu, anche senza minimo, dovrebbe riuscire a qualificarsi grazie al ranking), quanto per la staffetta 4x100 di cui l’atleta delle Fiamme Gialle è punto di forza insieme a Marcell Jacobs, che nel frattempo gli ha “rubato” copertine e record italiano, ma che poi si è fermato a sua volta per infortunio. A Madrid, sabato prossimo, Tortu proverà ad azionare la macchina del tempo per tornare sui livelli del 2018. Al suo fianco potrebbe esserci anche Jacobs, che sui social si dice possibilista sul suo rientro. Sarebbe la panacea: competizione interna per tirare fuori da tutti il meglio. E per andare a Tokyo con un po’ di ritrovato ottimismo.

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