Gimbo Tamberi: «Un oro che cancella l'incubo»

Tamberi
di Mario Nicoliello
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Lunedì 4 Marzo 2019, 12:30
Ventiquattr’ore dopo il “fattaccio”, Gimbo Tamberi torna sul luogo del delitto. Stavolta in tribuna, per incitare i colleghi impegnati all’Emirates Arena. Prima, però, il marchigiano parla a ruota libera col Messaggero. Che sapore ha questa medaglia? 
«Più dell’oro, sono felice di aver ritrovato i salti perduti. In finale spiccavo il volo ogni volta che mettevo il piede a terra. A 2.18 e 2.22 non ho fatto neanche l’arco sopra l’asticella. Penso sia la prima volta che mi capita a quelle misure in gara. Significa che stavo facendo qualcosa di incredibile, le sensazioni erano fantastiche».
Se lo aspettava? 
«Così tanto no. La stagione indoor è stata una progressione enorme tra una gara e l’altra. Se ci fosse una competizione la settimana prossima crescerei ancora. Non penso di aver raggiunto il culmine».
Il suo prossimo obiettivo? 
«Superare le misure che non ho passato sabato, perché già soddisfatto per l’oro. So di valere 2.36 e anche di più».
Rispetto al titolo mondiale indoor e a quello continentale all’aperto, l’oro europeo al coperto come si posiziona? 
«Ora che mi ci fa pensare, mi piace sottolineare che quando vinco una medaglia è sempre d’oro. Per come l’ho affrontata questa di Glasgow è stata la finale più semplice. Già in riscaldamento ho capito che potevo solo perderla».
I due turni ravvicinati hanno messo ko molti suoi rivali. 
«Dipendesse da me farei solo finali dirette, il modo migliore per fare emergere i veri valori. Io in qualificazione non salto mai come in finale».
Cosa pensa dell’intervallo di 30” tra un alto e l’altro? 
«Non mi piace, sono felice che dalla prossima gara si torni al minuto. Ho bisogno dell’applauso lungo della gente per immagazzinare energia».
E dei possibili cambi regolamentari nell’alto, col numero massimo di errori e non i tre tentativi a ciascuna quota?
«Non cambia niente, comunque siamo tutti trattati allo stesso modo. L’importante è che, se si decide di cambiare, dovranno essere azzerati anche i vecchi record».
Tra i tanti messaggi ricevuti quale le è rimasto impresso?
«Tanti mi hanno messo i brividi. Il più particolare è stato quello del mio fisioterapista Andrea Battisti: “Anche questa notte non dormirai, ma finalmente col cuore pieno di gioia”. Così è stato. L’incubo è finito: non ho dormito, ma avevo il sorriso tra le labbra».
Ha trascorso tante notti insonni? 
«Sì, ma sono stato avvantaggiato, perché tanti mi sono stati vicino. Mi sono sentito cullato come un bambino. Avevo bisogno di affetto e occhi dolci. Poi la tenerezza si è trasformata in incoraggiamento e nel percorso di recupero ero accompagnato da tanta gente che non conoscevo». 
Cosa consiglia alle persone che sono in difficoltà? 
«Di avere in mente cosa si vuole fare e dove si vuole andare. Solo così il fuoco interiore non si spegnerà mai».
Al Mondiale di Doha chi saranno i rivali più agguerriti? 
«Il giapponese Tobe, l’australiano Stark e il canadese Drouin. Nel salto in alto la testa conta più del fisico. Nessuno può essere sottovalutato».
Programmi per il futuro? 
«Farò una settimana di riposo, poi riprenderò gli allenamenti. Ad aprile sarò a Cipro con alcuni colleghi, tra cui Silvano Chesani e Alessia Trost. Esordirò a Shanghai in maggio, dopo il Golden Gala non gareggerò per un mese preferendo andare in altura. Ad agosto farò Coppa Europa e finale della Diamond League. E poi, a ottobre, si va all’assalto dei mondiali».
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