Sofia Goggia: «Il tris in Canada? Sorpresa da sola. Bello l'abbraccio con la Brignone» Quell'appuntamento con la manicure

Sofia Goggia: «Il tris in Canada? Sorpresa da sola. Bello l'abbraccio con la Brignone» Quell'appuntamento con la manicure
di Gianluca Cordella
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Martedì 7 Dicembre 2021, 00:52 - Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre, 08:50

Se pensi a tutti gli infortuni patiti in carriera da Sofia Goggia, ti vengono in mente subito due considerazioni: quanto sia incredibile, ogni volta, ritrovarla in pista sempre più forte e affamata e quanto i numeri già straordinari della sua carriera avrebbero potuto essere ancora più pazzeschi senza quei periodi di stop forzato. 


Come si dice in questi casi: qual è il segreto del suo successo?
«Non è un segreto: è la voglia di arrivare sempre al top e la predisposizione mentale a fare tutti i sacrifici necessari per farlo». 


A Lake Louise tornava in discesa dopo il bis di Crans Montana e l’infortunio di Garmisch che le ha fatto saltare i Mondiali di Cortina. Era gennaio.
«Non mi aspettavo di andare subito così forte, devo dire la verità. A Copper Mountain avevamo sudato tanto ed erano emerse anche alcune lacune su cui lavorare. Sapevo che a Lake Louise sarei stata una delle papabili per la vittoria, soprattutto in discesa, ma non mi aspettavo di riuscirci con dei distacchi così pesanti».


Qual è l’indicazione più importante che si riporta in Italia?
«La maturità con cui ho affrontato le tre gare».


Un’arma che tornerà utile ai Giochi di Pechino. Già ci pensa?
«Macché. Sono atterrata oggi (ieri) e mercoledì (domani) già riparto. Non ho tempo di pensare a quel che sarà a febbraio. Io vivo cercando di capire dove incastrare la manicure nell’unico giorno e mezzo in cui sono a casa».


Meglio concentrarsi sulla coppa del Mondo?
«Non è un mio obiettivo, ma potrebbe essere una conseguenza di tante ottime gare, come quelle fatte in Canada. Io costruisco la mia vita curva dopo curva, i conti li faccio alla fine». 


Intorno a lei stanno salendo di giri tutte le altre azzurre.
«Si vede che la squadra c’è. Solida, competitiva e compatta. In SuperG siamo andate già molto bene su una pista difficile (tre azzurre nelle prime dieci), ma la condizione sta crescendo per tutte e nelle prossime gare mi aspetto acuti anche dalle altre».

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Tra le quali Federica Brignone. L’abbraccio di Lake Louise cancella ogni presunto attrito... 
«Un gesto che mi ha fatto vibrare il cuore, davvero.

Ultimamente stiamo andando molto d’accordo e sono contenta di questa trasferta anche per questo aspetto. Magari a qualcuno potrà sembrare irrilevante ma a mio parere è importantissimo».


Essere al top adesso è l’altra faccia del rischio di arrivare alle Olimpiadi con il fiato corto?
«No, lo sci ha una serie infinita di variabili e non funziona come gli sport estivi in cui puoi ponderare il picco di forma. Nella corsa sai che in base ai carichi di lavoro correrai più o meno forte. Per noi, invece, da un giorno all’altro cambia il cristallo della neve e passi da sciare male ad andare fortissimo. Io ho fatto il mio carico di lavoro normale e questi risultati non sono indicatori di un picco di forma né del fatto che potrei arrivare scarica a Pechino».


Dove c’è tanta voglia di emulare la spedizione record dell’Italia a Tokyo. Si sente la Marcell Jacobs dello sci?
«Io però le Olimpiadi le ho vinte cinque anni prima (ride). Scherzi a parte, siamo sicuramente due emblemi della velocità azzurra». 


Ai Giochi 2022 sogna l’oro bis in discesa?
«Il sogno è fare bene nei giorni di gara. E basta».

 
Tutta l’Olimpiade è ancora un mezzo rebus. 
«La pista lo è davvero perché non la conosce nessuno. Su tutte le limitazioni dovute al Covid il mio approccio è di pensarci il meno possibile. Affronto così le cose che non posso controllare».


E le emozioni da portabandiera le controllerà?
«Chissà. Glielo dico dopo la sfilata». 
 

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