Simona Quadarella, chi è la nuotatrice romana che ha vinto l'oro ai Mondiali di nuoto

Simona Quadarella, chi è la nuotatrice romana che ha vinto l'oro ai Mondiali di nuoto
di Alessia Marani
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Sabato 11 Agosto 2018, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 23 Luglio, 14:00

Alla Borgata Ottavia dove Simona, «il fenomeno» come ormai qui la chiamano tutti, abita con la sorella Erica, papà Carlo e mamma Marzia, le stanno preparando una grande festa. Nella palazzina a tre piani di mattoncini in cortina con un bel cortile alberato intorno, i vicini hanno già esposto i tricolori in suo onore, «ma quando saremo tutti tornati dalle vacanze, anche i suoi genitori - dicono Luciano e Claudio - faremo come un tempo era tradizione per Ferragosto: metteremo i tavoli fuori in giardino e i palloncini, brinderemo alla grande, perché Simona se lo merita».
 

 

Marisa ricorda ancora «quando Marzia era venuta a vivere qui che aveva il pancione, pensare che ora quella bimba è diventata la regina del nuoto». Mauro Colombo, del secondo piano, non ha dubbi: «È una vittoria di tutti i Quadarella, li vedevamo sempre uscire con le borse del nuoto in spalla - dice - Hanno fatto tanto per le due figlie, all’inizio sembrava che Erica fosse il talento, ma Carlo una volta mi confidò che “era la più piccola a fare i tempi migliori” e alla fine ha avuto ragione». In questo giorno di partenze agostane anche Ottavia, stesso quartiere della sindaca Virginia Raggi che abita a due passi, è semideserta. Chi è rimasto in città, però, ha seguito gli Europei di Glasgow tifando per questa ragazza di borgata che ha infilato una triplete d’oro senza precedenti. «È stata epica, eravamo tutti incollati alla tv, un riscatto per l’Italia e per Roma», non sta nella pelle Gianni Santoni, del negozio di sport. Ottavia, il liceo scientifico Pasteur prima, il Visconti in Prati dove abita nonna Luciana poi, i localini di Ponte Milvio («tappa fissa del venerdì e sabato sera con gli amici», racconta Simona in attesa a Londra del secondo aereo che la riporterà in Italia), la terrazza dello Zodiaco a Monte Mario («dove amo vedere Roma dall’alto»), lo shopping con la mamma per via Cola di Rienzo, infine la casa di campagna ad Ariccia («il rifugio in cui passiamo la domenica tra risate e barbecue»), eccoli i luoghi del magico mondo di Simona.
LA RIVINCITA DELL’ANATROCCOLO
«Non ho tanto tempo libero, quando sono a Ottavia vado giusto al cinema perché non c’è altro - spiega - faccio cose normali con le mie amiche del nuoto o del Pasteur, ma la mia testa è sempre in piscina, sono concentratissima. Simpatizzo per la Roma ma non sono accanita». Non un fidanzato, giusto qualche «filarino», l’unica concessione che Simona si riserva è a tavola. «Non appena sa di potere fare uno strappo - dice mamma Marzia - corre a dirmi: “Ma’ preparami una bella carbonara”, ci va matta». Marzia insegna inglese in una scuola media sulla Cassia, se il marito, bancario e istruttore di nuoto per hobby con un bel palmares alle spalle, ha insegnato alla figlia tutti i trucchi dello stile libero, lei potrebbe essere definita la “mental coach”. Quando Simona era ancora bambina, prima di affrontare le gare, la spronava: «Fuori dalla piscina sii sempre la più buona, ma dentro ci sei solo tu: tira fuori tutto il veleno che hai». Quel veleno è stata la sua linfa, dai tempi della piscina comunale di zona, la “Delta”, vivaio dell’Aquaniene, fino agli Europei e chissà, a Tokyo 2020. Il suo idolo non erano i campioni iridati, ma la sorella di 5 anni più grande. Voleva superarla. Da piccolina aveva avuto dei problemi, sembrava non crescesse. «In terza elementare la maestra ci chiamò preoccupata per questo spirito di competizione - dice papà Carlo - in un tema Simona scrisse che la sorella era molto forte ma che lei doveva diventare ancora più forte.
Detto fatto, Erica poi si è dedicata agli studi, oggi è un ingegnere laureato con 110 e lode e un lavoro in Arabia Saudita, e lei, Simona, il nostro anatroccolo è diventata una stella». A Ottavia non tutti la conoscono, molti hanno un ricordo sbiadito perché Simona, vent’anni ancora da compiere, spesso resta a dormire nella foresteria dell’Aquaniene, tra gare, viaggi e allenamenti. È questa la sua seconda casa, una chioccia che cresce gli atleti come figli. «Da bambina se non vinceva una gara, piangeva disperata e tornava ad allenarsi finché non migliorava il tempo», ricorda il Direttore, Gianni Nagni. Oggi Simona è sul podio più alto, i suoi sono rimasti in Scozia per qualche giorno di vacanza. Lei presto si concederà un po’ di relax prima a Trieste e dopo in Messico con un’amica. Gli esami di Economia all’università telematica possono aspettare, è giustificata. Ma stavolta il rientro sarà diverso, tra flash, fan e interviste. «È uno tsunami - dice Carlo - mi ha chiamato persino l’ad della mia banca, l’Unicredit, per complimentarsi». Complimenti anche dalla Raggi che ha invitato Simona in Campidoglio. E una pioggia di applausi dagli altri passeggeri ieri all’atterraggio a Fiumicino.

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