Rugby, azzurro di madre in figlio
Tommaso Allan, primo caso al mondo

Tommaso Allan in meta contro l'Australia
di Paolo Ricci Bitti
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Mercoledì 20 Novembre 2013, 23:46 - Ultimo aggiornamento: 21 Novembre, 13:13

La maglia azzurra da madre in figlio. Mai accaduto nel rugby, anche in Inghilterra o in Nuova Zelanda. L’anello mancante che completa l’evoluzione delle specie ovali si chiama Tommaso Allan, 20 anni, melting pot di cromosomi che avrebbe fatto esultare Mendel.

Il mediano di apertura che ha debuttato a Torino contro l’Australia è figlio di Paola Berlato, azzurra pure lei. E della prima ora: l’allora maturanda di Vicenza era tra le 15 pioniere di Italia-Francia nel 1985 a Riccione, bleuettes inchiodate sullo 0-0, un’impresa.

«Sono così orgogliosa di Tommy. Vedere anche mio figlio in azzurro, sentirlo cantare Mameli: che sogno. E ha segnato una meta ai Wallabies. Ma mi sento anche frastornata, è accaduto tutto così in fretta», ha raccontato alle amiche il mediano di quella prima nazionale. Azzurri figli di azzurri ce ne sono, vedi i Bergamasco e Bernabò. Azzurre figlie di azzurre anche, vedi le sorelle Schiavon, figlie di Mansueta Palla, passata alla storia per aver rimediato (e con quel nome) il primo cartellino rosso tra le donne dopo aver castigato con un (sacrosanto) gancio un’avversaria che faceva “morire” l’ovale. All’estero sono persino frequenti i nazionali figli e anche nipoti di nazionali. Epperò sempre maschi da una parte, femmine dall’altra: quella voglia e quel talento da nazionale che transitano da madre a figlio non si erano mai visti, anche perché il rugby femminile si è dato strutture e organizzazioni solo di recente. La coppa del mondo si gioca dal 1991 e, insomma, per adesso nessuna delle "internazionali", dall'Australia alla Scozia, aveva fatto in tempo a crescere un figlio pronto per la convocazione del ct. La chiamata di Tommy Allan, ora al Perpignan, serie A francese, da parte di Brunel è arrivata a sorpresa proprio quando si stava facendo l’appello delle 161 ragazze che dal 1985 a oggi hanno rappresentato l’Italia

ALBERI GENEALOGICI

«Ho chiamato subito Paola a Henley, in Inghilterra - racconta Maria Cristina Tonna, 31 caps, anima del rugby femminile italiano, anche lei tra le pioniere - e l’ho sentita al settimo cielo: abbiamo debuttato insieme.

Io avevo 15 anni, lei attesa dalla prova di maturità. Chi avrebbe potuto immaginare questo futuro? Sabato sarà a Roma per la consegna dei caps prima di Italia-Argentina (dei maschi, eh) all’Olimpico e faremo festa con tutte le compagne».

Tommy dalla mamma (4 caps) ha preso anche il ruolo, trequarti, e la visione del gioco aggiungendovi la maestrìa al piede, mentre dal papà William, scozzese-sudafricano, tallonatore al Petrarca Padova, ma mai in nazionale, ha preso tutto il resto del corredo genetico ovale che “per li rami” arriva anche a zio John, leggendario vincitore col Cardo del Grand Slam contro l’Inghilterra nel 1990 e quindi titolare pure per il Sud Africa, dove ha passato (e si vede) gli anni dell’adolescenza anche il nuovo regista azzurro prima di tornare fra gli scozzesi, che se lo sono fatti soffiare dall’Italia dopo averlo lanciato nell’under 20.

«Già, ma a giocare a rugby gli ho insegnato prima io - dice orgogliosa Cinzia Barban, vicentina, compagna di squadra della mamma di Tommy - quando la squadra cittadina si sciolse in cinque ragazze ci trasferimmo nelle “Perle nere” a Padova, dove poi sono restata per allenare, come faccio tutt’ora. E Paola un giorno mi portò al campo Tommaso, un bimbetto calmo e pacato, ma che durante il gioco dava tutto».

Calmo e pacato, in effetti, perché Tommaso è un azzurro unico due volte. Di rugbysti dichiaratamente gandhiani non ne avevamo sin qui mai incontrati: lui, sul braccio destro, ha tatuato la frase ”Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi vinci”.

«E vogliamo dire anche quant’è bello, oltre che bravo? - aggiunge da Padova Roberta ”Obe” Giraudo, altra compagna di squadra della mamma di Tommy - Con Paola, al telefono, siamo andate a cercare le vecchie foto delle Perle Nere: ecco, Tommaso è quello accucciato ai miei piedi, deve aver avuto tre anni, mentre Paola tiene vicina la figlia più piccola, Camilla. E quel bimbetto ora gioca per la nazionale, che meraviglia»

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