Il Tribunale del Coni assolve gli azzurri per le mancate reperibilità nel 2012

Fabrizio Donato
di Carlo Santi
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Lunedì 21 Marzo 2016, 15:55 - Ultimo aggiornamento: 21:22

Tutti assolti. Il Tribunale Nazionale Antidoping dopo un travaglio assai lungo, spesso imbarazzante, ha chiuso la prima parte della vicenda aperta nei confronti di 26 atleti dell’atletica che nel corso del 2012 non avrebbero fornito con tempestività la loro reperibilità per i controlli antidoping. Oggi, la prima sezione del Tribunale Nazionale Antidoping ha emesso le prime sentenze relative ai procedimenti aperti in seguito all'indagine Olimpia svolta dalla Procura della Repubblica di Bolzano ed agli esiti degli accertamenti svolti in ambito sportivo.
Ecco il testo della sentenza: «In base all’articolo 29.1 delle NSA, il TNA ha disposto l’assoluzione per la violazione dell'articolo 2.3 delle Norme Sportive Antidoping, dei tesserati Fidal Daniele Meucci, Fabrizio Donato, Daniele Greco, Ruggero Pertile, Andrew Howe, Silvia Salis, Anna Incerti e Andrea Lalli.
Il Tribunale dispone la trasmissione alla Procura Antidoping della presente decisione e di tutti gli atti del procedimento affinché valuti le responsabilità, per la violazione dell’art. 3 delle NSA, che emergono dalle dichiarazioni rese dalla teste Rita Bottiglieri all’udienza del 18 marzo 2016».
Una storia lunghissima e per certi versi imbarazzante, che ha richiesto molto tempo anche se, adesso, ci sono altri atleti da interrogare. Imbarazzante perché molte colpe le ha l’ufficio preposto del Coni per i controlli che doveva sollecitare la mancata reperibilità.
La vicenda è emersa solo perché diverse mail sono finite nel procedimento penale relativo ad Alex Schwazer alla Procura della Repubblica di Bolzano dove, qualche settimana fa è stato ascoltato il capo della segreteria del CCA (Comitato controlli antidoping del Coni) che non ha chiarito molto. Il responsabile di tale struttura, Arrigoni, ha ammesso (ci sono della mail del maggio 2012) che il sistema informatico non funzionava.
Il TNA adesso grazie alla testimonianza di Rita Bottiglieri, all’epoca dei fatti impegnata al settore sanitario della Federatletica, deve rivedere quello che è accaduto. Nella realtà i solleciti dovevano essere fatti, come da regolamento, dallo stesso ufficio del Coni al quale, eventualmente, le Federazioni – e quindi la Fidal – potevano dare supporto.
Rimane infine da chiarire un punto, che solo il CCA potrebbe fare: ma solo 65 atleti dell’atletica non fornivano la reperibilità? Dove sono quelli di altri sport?
Senza tale chiarimento sembra che non vi sia trasparenza nei controlli e nel modo di operare dello stesso ufficio e, di conseguenza, del Coni.

Domani intanto la Prima sezione si riunirà nuovamente allo stadio Olimpico per esaminare i casi relativi ad altri cinque atleti sempre della Fidal deferiti per eluso controllo. Si tratta di Matteo Galvan, Simone Collio, Claudio Licciardello, Daniele Secci e Giovanni Faloci. In totale gli atleti deferiti sono 26.

 

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