Tizzano: «Sarà una Prada Cup tiratissima, ma Luna Rossa può farcela»

Tizzano: «Sarà una Prada Cup tiratissima, ma Luna Rossa può farcela»
di Francesca Lodigiani
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Lunedì 8 Febbraio 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 10:18

Davide Tizzano, 52 anni, napoletano, due ori olimpici di canottaggio, il primo nel 1988 a Seul in quattro di coppia, il secondo nel 1996 ad Atlanta in due di coppia, 1 mondiale juniores singolo, 17 titoli italiani. È stato il primo canottiere italiano a partecipare come grinder a una campagna di Coppa America, quella del Moro di Venezia che nel 1992 a San Diego vinse la Louis Vuitton Cup. Sono passati quasi 30 anni da allora e oggi Tizzano, tifoso di Luna Rossa che da sabato 13 affronta Britannia nella finale della Prada Cup, è il Direttore del Centro Olimpico di Formia del Coni, quello dal quale sono passati Pietro Mennea e Sara Simeoni, ma anche Sofia Goggi e Dominik Paris. Un accenno di barba brizzolata non ne ha cambiato la fisionomia, ma soprattutto sono rimasti uguali l’entusiasmo, lo sguardo vivo e l’energia positiva che emana.
Come arriva la vela nella vita di un canottiere che ha già una medaglia d’oro al collo? 
«Quando ero ragazzino mio padre era fissato con i campi scuola estivi, ma io in testa avevo già il canottaggio. Anni dopo, mentre mi allenavo sul Lago di Piediluco, vicino alla Cascata delle Marmore, il custode aveva un vecchio FD. Dopo l’allenamento lo aiutavo a sistemarlo e mi piaceva navigarci. Poi a Napoli, dove nei circoli c’è commistione tra vela e canottaggio, avevo preso un Hobie Cat su cui andavo da autodidatta. Forse per questo un giorno Lando Romano del Canottieri Napoli mi ha avvertito che a Palma di Maiorca Paul Cayard stava facendo dei provini per grinder. Avevo già vinto l’oro, ma ero incuriosito e sono andato. Paul mi ha ingaggiato subito e sono rimasto un mese. Poi San Diego».
Perché Cayard voleva un canottiere?
«Per mettere un po’ di pepe in allenamento credo, per sparigliare. Nei velisti degli anni 80 non è che ci fosse tanto atletismo, la corsa a loro non piaceva. Invece facevamo 6000 metri al giorno. Avevo 23 anni, ero alto 1.90, pesavo 90/100 kg e Andrea Madaffari il nostro preparatore atletico, mi fece riposizionare la massa muscolare rispetto a quella che mi serviva per il canottaggio».
Grinder sul Moro e grinder su Luna Rossa: differenze?
«Noi partecipavamo alle regolazioni delle vele con interazione diretta col tailer che aveva la scotta in mano. In più i due più a prua issavano e ammainavano le vele saltando su e giù. Dovevamo esser mobili anche per spostare il nostro peso e ridurre l’attrito. In partenza ero il grinder che aiutava alla randa e mi godevo il via vicino a Paul e ai Chieffi. Sugli AC 75 il grinder è statico, ma deve essere costantemente attivo perché deve generare energia a velocità costante e accumulare quella prodotta. Svolge anche altri compiti, ma dalla stessa posizione. Noi dovevamo tenere la testa alta e stare attenti per arrivare ad anticipare il tailer e ridurre i tempi della manovra. Oggi i grinder devono essere più potenti di allora e lavorano a testa bassa a macinare costantemente. Come dice Cino Ricci in quelle Coppe America si cambiavamo vele, si issavano spinnaker, si facevano manovre in boa e lungo il percorso, c’erano vele sotto coperta. Oggi si regolano i foil per volare e si corre in un campo da calciobalilla».
Cosa pensa del sistema grinder su Britannia?
«Hanno 6 grinder, rispetto ai nostri 8, che girano solo in un verso, con spinta frontale, fronte alle fiancate.

Sembra più efficiente e così hanno due uomini liberi per altre funzioni».

I 6 grinder su Britannia, 3 per parte fronte fiancata. Credit COR36_Studio Borlenghi


La segue Luna Rossa?
«Sì con molta attenzione. Ci sono anche due canottieri nell’equipaggio, Romano Battisti che è un fenomeno di potenza e resistenza, e Emanuele Liuzzi, di soprannome “cavallo”, che è fortissimo. Con Romano ci sentiamo spesso, ci scambiamo messaggi. Due anni fa mi aveva parlato del desiderio di fare una esperienza di Coppa America e gli avevo fatto una full immersion di sei giorni con l’ABC della vela coinvolgendolo anche in qualche regatina nel Lazio. Luna Rossa mi affascina, mi fa impressione con la sua velocità. L’assimilo più al volo che alla barca a vela. Sono pilota di ultraleggeri, appassionato di volo e capisco le manovre. Luna Rossa poi è bellissima, sono un tifoso della sua grafica. Mi piacciono perfino quelle boe rosse di percorso tipo pandoro».
Cosa si aspetta dalla Prada Cup?
«Delle belle regate. Combattimenti serratissimi. Distacchi minimi. Sono contento che l’equipaggio di Luna Rossa abbia acquisito consapevolezza, fiducia e confidenza nella barca in regata. Sono capaci di reazione e crescita. Anche gli inglesi sono una bella realtà. Chi farà meno errori porterà a casa il biglietto per la finale».

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