Leggenda Roma Volley: lo scudetto compie 20 anni. Montali: «Impresa storica»

Leggenda Roma Volley: lo scudetto compie 20 anni. Montali: «Impresa storica»
di Gianluca Cordella
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Sabato 16 Maggio 2020, 09:30

Un anno così lo sport romano non lo ha vissuto mai. Il 14 maggio esulta la sponda biancoceleste della città per lo scudetto del calcio conquistato dalla Lazio. Tre giorni dopo arriva la seconda festa, più circoscritta nei numeri ma forse più significativa per portata del risultato. La Piaggio Roma Volley, nata nella stagione 1996/1997 con l’acquisizione del titolo sportivo di A1 della Parma Pallavolo, batte la corazzata Modena in un PalaEur stracolmo con oltre 15mila spettatori e si laurea campione d’Italia. Nell’anno del Giubileo, come aveva pianificato sin dall’inizio il presidente Chicco Testa. Che, per riuscire nell’impresa, non esita a portare nella Capitale gente come Tofoli, Grbic, Gardini e Bracci e un tecnico vincente come Gian Paolo Montali, che nel ‘90 aveva centrato un clamoroso Grande Slam con la Maxicono Parma, trionfando in tutte e cinque le competizioni cui aveva partecipato, con 49 vittorie in 53 match giocati. Statistiche da brividi. «Era il 1998, ero in Grecia, all’Olympiakos, quando mi arriva una telefonata di Testa - racconta il coach dell’impresa - Mi dice: “Devi venire a Roma, dobbiamo vincere lo scudetto nel 2000”. Gli dissi che non poteva allestire in due anni una squadra da titolo, ma lui mi convinse. Mi lasciai affascinare dalla sfida. Ci siamo riusciti e con il senno di poi dico che quella forse è stata una delle maggiori imprese che lo sport ricordi». 

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EMOZIONI FORTI
Nella mente di tutti resta gara-3 della finalissima contro Modena. Al PalaEur la squadra di Montali, in divisa bianca e gialla (in omaggio al Giubileo la seconda maglia era stata realizzata con i colori del Vaticano), va sotto 0-2. Ma, sospinta dagli oltre quindicimila tifosi - e altri erano fuori dal Palazzetto davanti al maxischermo - e trascinata dalle giocate dei due Hernandez, le scommesse cubane della Piaggio, costruisce la rimonta pallone dopo pallone e manda in estasi la città. «Roma aveva appena festeggiato lo scudetto della Lazio, ma anche per noi ci fu grande entusiasmo. Io ero incredulo al punto che quella notte non andai a dormire: la passai vagabondando per la città fino all’alba». 

UOMINI E SQUADRA
Una rosa piena di campioni che riuscirono ad amalgamarsi in squadra. «Capii che potevamo farcela dopo la sconfitta in Coppa Italia - racconta Montali - Nei giorni successivi vidi i giocatori tornare in palestra con la voglia di migliorarsi. Lì ho capito che erano tutti più che mai dentro al progetto e che potevamo vincere. Avevamo molte individualità, ma dovevamo fare il passo successivo. I due cubani, sul cui arrivo confesso di essere stato scettico perché non si erano mai cimentati con il campionato italiano, erano i meno disciplinati tatticamente. Ma il resto della squadra capì che doveva fare qualcosa in più per mantenere l’equilibrio. E così si vedeva un campione come Grbic difendere o lavorare sugli aiuti a muro per gli Hernandez». Che alla fine furono l’arma per il successo. «Osvaldo e Ihosvany erano l’antitesi del tatticismo ma riuscirono a inserirsi in una squadra che era il trionfo dell’organizzazione - dice ancora l’allenatore - E nella famosa gara scudetto furono loro a trascinare la squadra alla rimonta». Poteva essere l’inizio di una grande ciclo, ma anche la Piaggio si piegò alla maledizione dello scudetto, come già era accaduto per l’Accademia dello Sport Roma, tricolore nel 1975 con il nome di Ariccia e nel 1977 come Federlazio e poi fallita nel 1984. L’addio di Montali, la retrocessione, il fallimento del 2002. «Fare pallavolo o basket nelle grandi città, in cui domina il calcio, non è facile - conclude il tecnico - perché l’unica chance che hai per crearti un seguito è lottare per vincere. E per lottare per vincere servono grandi investimenti. Io ho sempre vinto nei piccoli centri come Parma e Treviso perché è lì che si fa il volley. Ed è questo il motivo per cui lo scudetto della Piaggio resterà leggendario». 
 

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